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Sinodo per l’Amazzonia: l’ecumenismo non è “proselitismo o colonialismo”

Mons. Alejandro Labaka, la religiosa terziaria cappuccina Inés Arango, suor Dorothy Stang, che hanno donato la loro vita in nome della causa dei popoli amazzonici indifesi e per la salvaguardia del territorio. A pronunciare i loro nomi sono stati alcuni dei 180 padri sinodali intervenuti all’XI Congregazione generale, alla presenza del Papa. “L’Amazzonia è come una donna stuprata di cui raccogliere il grido”, è stato sottolinea in aula, secondo quanto riferisce Vatican News. L’annuncio efficace del Vangelo avviene, infatti, solo a contatto del dolore del mondo che attende di essere redento dall’amore di Cristo, grazie ad una teologia della vita: di qui il richiamo al prezioso esempio dei missionari martiri della regione. L’opera missionaria in Amazzonia va sostenuta di più, si è detto ancora in aula, e per questo si riflette sulla creazione di “un fondo finanziario, sia nazionale che internazionale, per rafforzare la missione nella regione, specialmente per le spese di trasporto e di formazione dei missionari stessi”. Altro tema toccato dai padri, l’ecumenismo, che non è “proselitismo o colonialismo intra-cristiano”, ha un’evangelizzazione attraente. “Servono nuovi cammini per antiche tradizioni”, hanno affermato ancora i padri sinodali in riferimento alla necessità di introdurre ministeri legati alle donne, magari ripristinando ministeri analoghi, in particolare per il lettorato e l’accolitato.