“I diritti ambientali e i l’importanza della comunicazione”. Sono due temi “mai toccati prima” ed emersi durante la nona Congregazione generale del Sinodo per l’Amazzonia, a cui hanno partecipato 179 padri sinodali e che “si è aperta con la preghiera del Papa per l’Ecuador, già al centro dell’Angelus, ha riferito Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Padre Giacomo Costa, segretario della Commissione per l’informazione, ha reso noto che riguardo al tema dell’informazione in aula “si è parlato dell’importanza della crescita comunicativa dell’Amazzonia, anche tramite strutture organizzative adeguate, valorizzando i mezzi di comunicazione cattolici e formando comunicatori autoctoni, per rafforzare la rete territoriale e costruire reti di solidarietà”.

“Il nostro benessere ha un prezzo molto alto, in termine di vite umane, di sicurezza, di pace, di questione ecologica”, ha denunciato Josianne Gauthier, segretaria generale Cidse (Alleanza Cattolica internazionale di Agenzie di sviluppo), spiegando come la sua associazione sia nata “per difendere i diritti degli indigeni e promuovere un’ecologia integrale”. Si parte dall’ascolto, ha spiegato, per “portare la voce degli indigeni a livello politico, anche nei trattati vincolanti sui diritti umani, come quelli firmati dall’Onu. Vogliamo arrivare nei luoghi ufficiali dove c’è il potere, portando il messaggio del Sinodo nei vari spazi politici dove operiamo”. “C’è chi ha detto che le rappresentanze pontificie potrebbero continuare a svolgere un ruolo essenziale presso governi e organismi internazionali al fine di promuovere le istanze delle popolazioni amazzoniche, circa i loro diritti alla terra, all’acqua, alla foresta”, si legge nella sintesi di Vatican News: tra le proposte, “la creazione di un osservatorio ecclesiale internazionale sulla violazione dei diritti umani delle popolazioni amazzoniche”. Durante la nona Congregazione è stato dato spazio anche al tema della sovranità alimentare: “Ogni popolo – è stato detto – ha il diritto di scegliere cosa coltivare, cosa magiare e come garantire l’accesso al cibo nel rispetto degli ecosistemi”. Una parte rilevante di biodiversità agroalimentare in Amazzonia è ancora sconosciuta ed è stata preservata finora dalle popolazioni locali: “Non può finire sfruttata da pochi e sottratta alla moltitudine, come accaduto sul fronte medico, dove piante e principi attivi hanno arricchito multinazionali farmaceutiche, senza nulla restituire al popolo”, l’appello.

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