Vetri rotti, buchi dei proiettili che trafiggono un manifesto “No alla guerra”, macerie per terra per l’esplosione di una piccola bomba artigianale, scenario di guerra in una delle più importanti metropoli dell’America Latina. Unità anti esplosivi, confusione, presenza massiccia di poliziotti e scorte si sono presentati oggi di buon mattino, in pieno centro di Bogotá, nel quartiere Armenia, a poca distanza dal Centro Internacional e dalla trafficatissima Avenida El Dorado, che porta all’aeroporto. C’erano da raccogliere le prove dell’assalto notturno alla sede della Unione Patriotica-Colombia Humana, alleate del ex sindaco Gustavo Petro (unico politico colombiano invitato in Vaticano da Papa Francesco al Summit mondiale delle città per il cambio climatico nel 2014). Non ci sono state vittime o feriti. Up ha sofferto un genocidio politico negli anni ’80, con l’assassinio mirato di circa tremila suoi leader, che avevano lasciato la via della guerriglia accettando il confronto politico.
Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani in America Latina, commenta: “Ieri 10.000 studenti delle università pubbliche della capitale hanno manifestato pacificamente per chiedere al governo Duque di applicare gli accordi sull’educazione superiore, non mantenuti dall’anno scorso. Questo attentato politico all’una di notte, in pieno centro della capitale, aggrava la situazione di polarizzazione e conflitto sociale in un contesto di elezioni locali, minacciate dalla violenza in tutto il territorio nazionale, come è stato denunciato dall’ong Moe-Osservatorio elettorale, mentre nel sud del dipartimento del Cauca continuano a essere assassinati leader indigeni dei popoli Nasa”. Intanto, conclude Morsolin, “gli accordi di smobilitazione degli ex guerriglieri camminano a rilento, il gesuita padre Francisco de Roux, presidente della Commissione per la verità, ha convocato l’ex presidente Pastrana, per chiedergli di chiarire il ‘Processo 8000’, che favorì l’incursione del narcotraffico nella campagna elettorale presidenziale degli anni ’90. Ed esplode la violenza politica che sta bloccando e ostacolando la democrazia nell’era della presidenza Duque, a poco più di due settimane dalle elezioni amministrative e regionali del 27 ottobre”, conclude Morsolin.

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