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Un bimbo su tre è in sovrappeso

Giovanna Pasqualin Traversa

Siamo la culla della dieta mediterranea, eppure nel nostro Paese

un bambino su tre nella fascia 6-9 anni è in sovrappeso o addirittura obeso,

con una prevalenza dei maschi (21%) sulle femmine (14%). Un dato allarmante se si considera che, a livello mondiale, solo nell’ultimo anno l’obesità ha causato 4 milioni di decessi, mentre l’impatto economico globale delle patologie correlate è stimato in 500 miliardi di dollari l’anno. A rivelarlo, in occasione dell’Obesity day, giornata Giornata mondiale contro l’obesità e il sovrappeso che ricorre oggi, è la seconda edizione del Report di Helpcode sulla malnutrizione infantile. Nel nostro Paese, informa il network internazionale impegnato dal 1988 nella tutela dei diritti dei minori,

quasi 1 milione e 300mila bambini vivono in condizioni di povertà assoluta e non possono alimentarsi in modo sano:

in famiglia mancano i mezzi economici e culturali e la scelta spesso ricade sul cosiddetto junk food, il cibo spazzatura. Non a caso le famiglie del Centro e del Sud d’Italia – con livelli di istruzione, oltreché di reddito, più bassi rispetto alla media nazionale – registrano un’incidenza maggiore del fenomeno.

Maglia nera ai bimbi campani (oltre il 40% sovrappeso e/o obesi),

seguiti dai coetanei di Molise, Calabria, Sicilia, Basilicata e Puglia.

Per questo, al fine di sensibilizzare opinione pubblica, famiglie, istituzioni e media sulle pericolose conseguenze della malnutrizione infantile – in occasione dell’odierno Obesity day e della Giornata mondiale per l’alimentazione (16 ottobre) – torna anche quest’anno la campagna di Helpcode “C’era una volta la cena”. Realizzata con la collaborazione scientifica dell’ospedale Gianna Gaslini di Genova, la campagna ha l’obiettivo di promuovere attività di monitoraggio, educazione alimentare e prevenzione della malnutrizione, offrendo al tempo stesso aiuto concreto alle famiglie in difficoltà attraverso un programma di Cash and voucher concepito per garantire cibo sano ai figli minori. Testimonial d’eccezione è ancora Claudia Gerini, che in un video invita a donare un pasto sano a chi non può permetterselo: “Molti non hanno le risorse economiche per poter acquistare cibo di qualità per i propri figli. Molti altri non sanno quale sia la scelta giusta per un’alimentazione corretta”.

In pratica, i servizi sociali locali segnalano, in forma privata, le famiglie in difficoltà. Quelle che sceglieranno su base volontaria di partecipare al progetto, riceveranno dei voucher che permetteranno loro di acquistare gratuitamente nei punti vendita aderenti al progetto una serie di prodotti selezionati dai nutrizionisti del Gaslini dopo aver effettuato visite di base alle stesse famiglie. La scelta degli alimenti dipenderà dai bisogni economici e clinici delle famiglie coinvolte che entreranno a far parte di un sistema di monitoraggio. Il progetto coinvolge anche le scuole con laboratori educativi, formazione del personale e strumenti informativi per promuovere una corretta educazione alimentare.
E poiché è proprio quest’ultima una delle principali armi nel contrasto alla malnutrizione, il report di quest’anno si arricchisce inoltre di un contributo importante, il decalogo messo a punto dalla Fimp (Federazione italiana medici pediatri): “Le 10+1 regole per una corretta alimentazione nei primi due anni di vita”, scaricabile dal sito. Dieci consigli utili fin dalla nascita con un’esortazione conclusiva:

“Premia il tuo bambino con una carezza e non con una caramella”.

“I numeri della malnutrizione infantile in Italia restano allarmanti”, spiega Alessandro Grassini, segretario generale di Helpcode, annunciando che la collaborazione con Gaslini e Fimp porterà il prossimo anno alla nascita dell’ Osservatorio nazionale sull’incidenza dell’obesità infantile, raccolta dati a livello nazionale per fotografare l’incidenza del fenomeno su tutto il territorio.

“Le ricerche più recenti – osserva Mohamad Maghnie, responsabile dell’Uoc Clinica pediatrica del Gaslini – ci dicono che è necessario intervenire nei primi tre anni di vita. E per farlo dobbiamo conoscere abitudini alimentari e stili di vita dei pazienti a cominciare dalla gravidanza” ma “dobbiamo anche investire nell’educazione alimentare delle famiglie e nella formazione dei medici”. Sulla stessa linea Mattia Doria, segretario nazionale alle attività scientifiche Fimp: “Come pediatri di famiglia abbiamo lavorato molto per diffondere i princìpi di uno stile di vita sano”; l’obesità “negli ultimi anni registra un’inversione di tendenza” ma “l’eccesso ponderale infantile rimane un problema importante con gravi conseguenze sul futuro del Paese”. Intanto uno studio pilota condotto dal gruppo di lavoro “Dieta mediterranea in pediatria” della Fimp Napoli su circa 300 bambini con meno di 36 mesi conferma la relazione tra introduzione precoce di dieta mediterranea e prevenzione di obesità e patologie correlate. A tre anni è ancora bassa la prevalenza dell’obesità mentre è possibile identificare i piccoli a rischio per mettere in atto, già prima del terzo anno, adeguate misure di prevenzione.