Papa Giovanni ha saputo vincere i conflitti grandi della storia con l’immediatezza semplice del dialogo. Fu un pastore che ha conosciuto la guerra, l’ha vissuta in prima persona da soldato e da cappellano militare.
Papa Giovanni è proprio uno dei nostri”: lo ha detto l’ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò durante la messa, concelebrata oggi a Roma con molti cappellani militari, in occasione della festa di San Giovanni XXIII, patrono dell’Esercito italiano. “Egli ha accettato di iniziare il suo ministero di vescovo lontano dalla Patria, tra popoli di diversa cultura e religione – in Bulgaria e Turchia, dove fu nunzio apostolico, i cristiani erano una minoranza – e ha saputo capire e accompagnare anche popoli che per lui sembravano stranieri”. Parlando alla presenza dei vertici dell’Esercito, l’arcivescovo castrense ha ricordato che “è anche il vostro compito cercare di rispondere alla promessa di Dio per il popolo, difendendolo e promuovendo la giustizia e la legalità, anche in contesti in cui siete lontani dalla Patria e vi trovate in condizioni di minoranza incompresa, talora anche minacciata. Non dimenticate di essere sempre per la gente, per il popolo: questa è la vostra forza, come fu per Giovanni XXIII”.

Papa Giovanni XXIII “ha saputo essere fratello, amico, padre, anche per i non cristiani, per i carcerati e per i malati, per i poveri e per i potenti. Ha saputo vincere i conflitti grandi della storia con l’immediatezza semplice del dialogo nel quale si comprometteva personalmente, diventando così una vera e propria icona di pace. Scegliendolo come patrono – ha concluso l’ordinario militare -, voi avete confermato quanto l’impegno dei militari italiani sia a servizio della pace, con la promozione del dialogo e la custodia di ogni persona, ma anche con l’attenzione e la cura a mantenere il clima di corpo, di famiglia, nei luoghi della vostra quotidianità: nelle scuole, nelle caserme, nelle unità operative… Un clima nel quale, certamente, è essenziale l’impegno dei superiori ma è importante l’apporto dei cappellani militari, posti a servizio non solo delle vostre persone e delle vostre famiglie ma anche di quella comunione d’amore che sta al cuore della Chiesa”.

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