“Si rischia un grande massacro con tanti morti innocenti. Provo una grande pena”. Commenta così l’arcivescovo greco-melkita, mons. Jean-Clement Jeanbart, l’avvio dell’operazione militare della Turchia contro le forze curde nel nord-est della Siria. A dare l’annuncio dell’inizio delle operazioni è stato poco fa su Twitter il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Le Forze armate turche – scrive il presidente Erdogan – insieme all’Esercito nazionale siriano (composto da 36 diversi gruppi di opposizione sotto l’ombrello dell’Esercito siriano libero, Fsa, ndr.), hanno appena lanciato l’operazione ‘Primavera di pace’ contro i curdi del Pkk/Ypg e i terroristi dello Stato Islamico nel nord della Siria. La missione è evitare la creazione di un corridoio del terrore lungo il nostro confine meridionale e portare pace nell’area”.
“Si rischia un grande massacro con tanti morti innocenti. Provo una grande pena”.
Da Aleppo, a parlare al Sir è l’arcivescovo greco-melkita, mons. Jean-Clement Jeanbart. L’eco dell’operazione turca, la terza in territorio siriano dopo quelle del 2016 e 2018, è arrivata anche nella città martire siriana. Il presidente turco Erdogan l’ha chiamata ‘Primavera di pace’ e invece, sottolinea con amarezza il presule “è un’altra fonte di guerra di cui avremmo fatto volentieri a meno. È terribile”. L’idea turca di creare una zona cuscinetto lunga quanto tutto il confine siro-turco, circa 500 km, e profonda circa 40 km, “ci preoccupa perché sarebbe un paese dentro un altro Paese”. Senza dimenticare che “questa zona occuperebbe una delle aree più ricche di risorse della Siria, acqua, petrolio, gas, campi fertili”. L’intenzione di Erdogan di “reinsediare circa 2 milioni di siriani, rifugiati in Turchia, in questa safe zone, rischia di provocare un terremoto demografico. I curdi saranno costretti a lasciare le loro terre e case creando i presupposti per tensioni interne continue. Credo che sia una cosa inumana”. Per l’arcivescovo
“ci sono i margini per arrivare ad un’intesa tra le parti così da salvaguardare le diverse richieste. Invece è stata scelta la soluzione militare. Il rischio adesso è quello di un vero e proprio massacro con tanti morti innocenti. I curdi non cederanno e combatteranno fino allo stremo. Spero che si possa tornare a dialogare per trovare una soluzione pacifica, un compromesso che garantisca la sicurezza a tutte le parti in campo”.
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