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Papa Francesco: “i cristiani con condizioni” cadono nelle ideologie

C’è un modo di essere cristiani “a patto che”, cioè solo a determinate condizioni. Sono quei cristiani che giudicano tutto, ma a partire “dalla piccolezza del loro cuore”. A stigmatizzarne il comportamento è stato il Papa, che nell’omelia della messa celebrata ieri a Santa Marta si è soffermato sulla figura di Giona.

Quello tra lui e il Signore – ha fatto notare Francesco, secondo quanto riferisce Vatican news – “è un dialogo serrato, tra due testardi”: “Giona, testardo con le sue convinzioni della fede, e il Signore, testardo nella sua misericordia: non ci lascia mai, bussa alla porta del cuore fino alla fine, è lì. Giona, testardo perché lui concepiva la fede con condizioni”. Giona, per il Papa, è il modello di quei cristiani “a patto che”, cioè “i cristiani con condizioni”: “Io sono cristiano ma a patto che le cose si facciano così”. “No, no, questi cambiamenti non sono cristiani, questo è eresia, questo non va… Cristiani che condizionano Dio, che condizionano la fede e l’azione di Dio”. È questo “a patto che”, secondo Francesco, che fa rinchiudere tanti cristiani “nelle proprie idee e finiscono nell’ideologia: è il brutto cammino dalla fede all’ideologia”. “E oggi ce ne sono tanti, così”, ha commentato, e questi cristiani hanno paura “di crescere, delle sfide della vita, delle sfide del Signore, delle sfide della storia”, attaccati alle “loro convinzioni, nelle loro prime convinzioni, nelle proprie ideologie”. Sono i cristiani che, ha spiegato il Papa, “preferiscono l’ideologia alla fede” e si allontanano dalla comunità, “hanno paura di mettersi nelle mani di Dio e preferiscono giudicare tutto, ma dalla piccolezza del proprio cuore”.

“Le due figure della Chiesa, oggi”, ha concluso il Santo Padre: “La Chiesa di quegli ideologi che si accovacciano nelle proprie ideologie, lì, e la Chiesa che fa vedere il Signore che si avvicina a tutte le realtà, che non ha schifo: le cose non fanno schifo al Signore, i nostri peccati non gli fanno schifo, Lui si avvicina come si avvicinava ad accarezzare i lebbrosi, i malati. Perché Lui è venuto per guarire, Lui è venuto per salvare, non per condannare”.