“Le donne in Amazzonia svolgono un ruolo di primo piano, che ci auguriamo che la Chiesa riconosca sempre di più”. Lo ha detto suor Alba Teresa Cediel Castillo, delle Suore Missionarie di Maria Immacolata e di SS. Caterina da Siena, in Colombia, intervenendo al primo briefing del Sinodo per l’Amazzonia. “Noi donne siamo una presenza costante”, ha detto la religiosa colombiana rispondendo alle domande dei giornalisti: “Xi occupiamo di istruzione, di sanità, aiutiamo le indigene in progetti di sviluppo. Amministriamo i battesimi, quando il sacerdote non può essere presente a causa delle enormi distanze, e anche i matrimoni: se qualcuno si vuole sposare, c’è la possibilità che noi lo facciamo. Se una persona viene in chiesa e chiede di confessarsi, noi l’ascoltiamo, anche se non possiamo dare l’assoluzione.
Siamo vicine anche a quelle persone che si trovano a contatto con la morte”. Interpellata sul fatto che le donne presenti al Sinodo non abbiano diritto di voto, la religiosa ha risposto: “Ci arriveremo piano piano: non possiamo fare molta pressione”. Citando la figura della prima santa colombiana, Laura Montoya, fondatrice del suo istituto, suor Alba ha fatto notare che “nel 1914, quando si è stabilita nel mezzo della foresta amazzonica, ha rotto gli schemi, per poter dedicare tutta la sua vita alle sorti dei popoli indigeni. Oggi siamo presenti in 6 dei 9 Paesi della regione amazzonica”. La religiosa ha definito quella della donna in Amazzonia “una situazione molto triste, a causa delle enormi distanze geografiche e dei problemi che si stanno presentando con le migrazioni interne, il narcotraffico, la guerriglia”. Tutte situazioni, queste, che le donne fronteggiano in prima linea: “La povertà, in mezzo a tanta ricchezza, porta le donne ad andare nelle grandi città, dove la situazione per loro è estremamente dura”.

 

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