M.Michela Nicolais

“Dobbiamo avvicinarci ai popoli amazzonici in punta di piedi, rispettandola loro storia, la loro cultura, il loro stile del buen vivir nel senso etimologico della parola, e non nel significato sociale che spesso gli diamo”. È l’invito del Papa, che ha aperto la prima Congregazione generale del Sinodo per l’Amazzonia – in corso nell’Aula del Sinodo in Vaticano fino al 27 ottobre – con un discorso pronunciato a braccio, in spagnolo, e durato circa venti minuti.

“Ogni popolo ha un’identità propria, una coscienza di sé, un sentire, un modo di vedere la verità, una storia, un’ermeneutica”, ha sottolineato Francesco, mettendo in guardia ancora una volta dalle “colonizzazioni ideologiche, tanto comuni”, che “distruggono i popoli”. Il Papa ha chiesto di cominciare il Sinodo non con “programmi confezionati”, per “disciplinare, addomesticare” il popolo amazzonico: “il centralismo omogeneizzante e omogeneizzatore distrugge l’autenticità della cultura di un popolo”. “Le ideologie sono un’arma pericolosa, sono riduttive”, la tesi di Francesco, che ha stigmatizzato “la pretesa di comprendere intellettualmente, ma senza accettare, senza ammirare” e quella a “ridurre la realtà in categorie”, coniando “ismi” in nome di una presunta “civilizzazione che serve ad annientare i popoli”. Il Santo Padre ha cominciato il suo discorso con qualche parola in italiano, ringraziando tutti per il “lavoro preparatorio” al Sinodo, “da Puerto Maldonado fino ad oggi”. Poi ha cominciato subito a parlare in spagnolo, spiegando che “il Sinodo per l’Amazzonia ha quattro dimensioni: pastorale, culturale, sociale, ecologica. La prima è l’essenziale, abbraccia tutto”. “Non esiste un’ermeneutica neutra, asettica”, ha spiegato Francesco esortando i 184 padri sinodali a vivere “la realtà amazzonica con occhi di discepoli e missionari. Senza lo Spirito Santo non c’è annuncio di Gesù Cristo, che non va confuso con il proselitismo”.

“Se qualcuno viene qua con intenti pragmatici, è un peccatore e si converta”,

ha precisato a proposito dell’intento del Sinodo. “Non siamo venuti qua per inventare programmi di sviluppo sociale, per tutelare una cultura come fosse un museo, o per fare azoni pastorali con uno stile non contemplativo”, il monito.

“Mi ha fatto tristezza ascoltare qui dentro un commento burlone su queste persone che girano con le piume in testa”, ha rivelato il Papa: “Che differenza c’è tra le piume sulla testa e il tricorno che usano alcuni officiali dei nostri dicasteri?”.

“Andiamo a contemplare, a comprendere e a servire i popoli, e lo facciamo percorrendo un cammino sinodale, non una conferenza”.

“Un Sinodo non è un parlamento”. Nel ribadirlo, il Papa ha messo in guardia da “una Chiesa sensazionalista, tanto distante dalla nostra santa Chiesa madre cattolica e dalla nostra santa madre Chiesa gerarchica” e dalla tentazione di “imporre qualche idea o qualche piano”. “Il Sinodo è camminare uniti, secondo l’ispirazione dello Spirito Santo, che è l’attore principale del Sinodo”, ha ripetuto Francesco. “Pregare, riflettere, dialogare, ascoltare con umiltà. Parlare con coraggio, con parresia. Discernere”, i verbi raccomandati per i lavori del Sinodo, che “è entrare in un processo, non è occupare uno spazio. E il processo ecclesiale ha una necessità: deve essere custodito, guidato, accompagnato con delicatezza”. Il Papa ha concluso il suo discorso facendo una distinzione tra il “Sinodo dentro” e il “Sinodo fuori”: “Il Sinodo dentro è il cammino della madre Chiesa”, il Sinodo fuori implica un supplemento di attenzione da parte dei 184 padri sinodali, perché “una informazione data con leggerezza, con imprudenza, spinge chi fa informazione ad equivoci”.

10mila euro, per l’acquisto di titoli di forestazione per il rimboschimento di un’area di 50 ettari di foresta del bacino Amazzonico. E’ il “gesto simbolico dal punto di vista ecologico” che vuole essere il “segno caratterizzante” del Sinodo per l’Amazzonia. Ad annunciare l’iniziativa, sotto forma di progetto per il quale “si desidera l’approvazione di questa assemblea”, è stato il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, che ha definito quello in corso in Vaticano un “Sinodo ad impatto zero”.

“La carenza di presbiteri al servizio delle comunità locali sul territorio, con la conseguente mancanza della Eucaristia, almeno domenicale, e di altri sacramenti”. È una delle “questioni” aperte di cui si dovrà occupare il Sinodo per l’Amazzonia, secondo il suo relatore generale, il card. Claudio Hummes. “Mancano anche preti incaricati, questo significa una pastorale fatta di visite sporadiche anziché di un’adeguata pastorale con presenza quotidiana”, ha proseguito il presidente della Repam: “La partecipazione nella celebrazione dell’Eucaristia, almeno la domenica, è fondamentale per lo sviluppo progressivo e pieno delle comunità cristiane e per la vera esperienza della Parola di Dio nella vita delle persone”.

“Sarà necessario definire nuovi cammini per il futuro”, la proposta: “Nella fase di ascolto, le comunità indigene hanno chiesto che, pur confermando il grande valore del carisma del celibato nella Chiesa, di fronte all’impellente necessità della maggior parte delle comunità cattoliche in Amazzonia, si apra la strada all’ordinazione sacerdotale degli uomini sposati residenti nelle comunità”. Al tempo stesso, “di fronte al gran numero di donne che oggi dirigono le comunità in Amazzonia, si riconosca questo servizio e si cerchi di consolidarlo con un ministero adatto alle donne dirigenti di comunità”, l’appello di Hummes.

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