DIOCESI – «Il Vangelo non è una parola da ascoltare, ma da vivere. E saremo tanto più Chiesa quanto più lo vivremo». Ecco uno dei passaggi più significativi dell’intervento del vescovo diocesano, monsignor Carlo Bresciani, pronunciato lunedì sera durante l’illustrazione della lettera pastorale “Con Cristo in missione nel mondo”. L’appuntamento, che ha visto una forte partecipazione di sacerdoti, suore e fedeli laici, si è svolta preso il salone San Giovanni Paolo II della parrocchia Sacro Cuore di Monteprandone. Oltre un’ora di presentazione, nel corso della quale monsignor Bresciani ha toccato varie corde del vivere cristiano.

Ci si è interrogati su come vivere il nuovo anno pastorale. «Siamo chiamati a viverlo come popolo di profeti – ha detto il vescovo -. Non tanto perché vediamo il futuro, ma perché portiamo la Parola di Dio». Monsignor Bresciani ha poi ricordato i recenti arrivi e partenze parroci che hanno interessato diverse parrocchie della Diocesi Truentina. Nel suo discorso, il pastore diocesano ha illustrato il senso di questi spostamenti: «Quest’anno siamo stimolati anche dagli avvicendamenti dei parrochi in diverse parrocchie. Mi piacerebbe che quello che in qualche maniera abbiamo dovuto fare diventi uno stimolo. Un impulso a vivere un respiro ecclesiale. Occorre crescere in questo respiro nella nostra vita personale».

La lettera pastorale richiama anche le vicissitudini del profeta Giona che fuggì sfidando la volontà di Dio e poi se ne pentì: «Dobbiamo affrontare le nostre paure e difficoltà a comprendere ciò che il Signore ci sta chiedendo – è l’esortazione di Bresciani -. Non è scappando che facciamo la volontà del Signore, non salviamo noi stesso, men che meno gli altri. La missione per noi non è tanto portare il Vangelo in terre lontane, ma renderlo e mantenerlo vivo, significativo, in tutte le situazioni umane della nostra Diocesi. Come dice Papa Francesco, dobbiamo giungere alle periferie esistenziali che oggi sono in mezzo a noi. Dobbiamo aprire gli occhi. Ninive sono le nostre città, i luoghi di divertimento nel nostro mondo a volte le nostre case, i luoghi commerciali e di lavoro, le nostre famiglie».

L’anno pastorale, secondo quando affermato dal vescovo, si colloca su tre ambiti temporali: Passato, Presente e Futuro ed è muovendosi in maniera corretta tra questi tre ambiti che si può operare positivamente per sé e, soprattutto, per gli altri. «Tiene viva la memoria del passato, la contempla nel presente ed ha il coraggio di camminare verso il futuro. E questo significa staccarsi da qualcosa, anche cambiare alcune cose. Questo significa che dobbiamo cercare di vivere la Spiritualità del viandante: colui che sa anche cambiare. Giona manca di questa capacità. Ha il suo schema e neanche Dio può chiedere nulla che vada al di là di tale schema. Giona, in fondo, è chiuso sulle proprie idee e oppone le proprie idee addirittura a Dio».

Il video con l’intervento completo del nostro vescovo è disponibile cliccando qui

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