Daniele Rocchi

Ammontano a più 36,3 milioni di euro gli aiuti destinati alla Siria dal 2011, anno di inizio della guerra, da Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) e serviti a sostenere 813 progetti in collaborazione con le 9 Chiese presenti nel Paese. Il dato aggiornato al 6 settembre scorso è stato rivelato al Sir da Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia, che dal 23 al 26 settembre, si è recato nel Paese arabo per un viaggio di solidarietà, accompagnato dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, dal responsabile Acn (Aid to the church in need) per i progetti in Medio Oriente, padre Andrzej Halemba e dal sacerdote greco melkita, don Ihab Alrachid.

Quattro giorni nei quali la delegazione di Acs, di cui faceva parte anche il Sir, ha visitato la capitale Damasco, dove ha incontrato il nunzio apostolico, il card. Mario Zenari e il villaggio cristiano di Maaloula, devastato dai terroristi di Al Nusra. Il viaggio è proseguito poi verso Homs, la terza città più importante della Siria, dove sono in corso i lavori di restauro, finanziati da Acs, della cattedrale greco-melkita “Nostra Signora della pace”. Spiega Monteduro, “dall’aprile 2011 al maggio 2014 la cattedrale è stata trasformata in una caserma dallo Stato Islamico. Le icone sono state gravemente danneggiate e sfigurate, le colonne in parte distrutte, l’ambone deturpato da colpi di artiglieria e molti arredi bruciati”. A Homs i partecipanti al viaggio hanno pregato sulla tomba del gesuita olandese Frans Van Der Lugt, ucciso in un attentato, e visionato alcune delle 290 abitazioni che Acs sta contribuendo a ricostruire per promuovere il ritorno delle famiglie cristiane fuggite.

Ultima tappa del viaggio è stata Aleppo. Qui la delegazione si è confrontata con i vescovi dei diversi riti presenti ascoltandone le testimonianze dirette. Sono così tornati alla memoria gli anni dell’assedio, la distruzione delle chiese da parte dei terroristi, la devastazione della città vecchia, i bombardamenti e i razzi di mortaio. L’arcivescovo di Milano e Monteduro hanno visitato la cattedrale maronita di S. Elia e quella armeno-cattolica di san Gregorios, in ricostruzione grazie ad Acs. Con gli arcivescovi Joseph Tobji, maronita, e Boutros Marayati, armeno cattolico, mons. Delpini ha pregato per la pace. Momento suggellato dal dono di icone e crocifissi ricavati da parti in legno rimaste intatte dopo la devastazione dei terroristi. Tra i progetti visionati dalla delegazione di Acs l’ospedale cattolico di St. Louis e “Goccia di latte”. “Dal 2015 – afferma Monteduro – Acs sostiene un progetto che assicura ogni mese, ad Aleppo ed Homs, latte in polvere ai bambini cristiani sotto ai dieci anni e latte specifico per i neonati. Sono circa 3.000 ogni mese i bambini che ricevono questo contributo. Il costo di una confezione di latte in polvere è di circa 3mila lire siriane, l’equivalente di 5 euro. Una cifra che può sembrare modesta, ma che per molte famiglie è insostenibile. Il salario medio è infatti di appena 30mila lire siriane, 50 euro, e molti dei cristiani sono rimasti disoccupati a causa della guerra. La ripresa – sottolinea il direttore di Acs-Italia – appare lontana anche a causa delle sanzioni internazionali che nei loro effetti si stanno rivelando inumane perché colpiscono la popolazione, soprattutto quella più povera”. In particolare

“l’embargo petrolifero impedisce ai siriani di potersi riprendere”.

“Tutto avviene nell’indifferenza dell’Occidente – afferma Monteduro – non solo materiale, rivolta a una comunità, quella cristiana, la cui voce non viene ascoltata. I vescovi siriani che abbiamo incontrato chiedono alla comunità internazionale di ascoltare chi vive e soffre sulla propria pelle gli effetti del conflitto e delle sanzioni.

A tenere in piedi la comunità cristiana siriana è la sua fede impressionante.

Solo la forza e il coraggio che provengono dalla fede possono permettere a questa comunità di vivere in un Paese devastato dalla guerra che non è affatto terminata”. Dal canto suo, ribadisce il direttore della fondazione pontificia,

“Acs continuerà a sostenere, come ha sempre fatto, i cristiani siriani con forza e passione, con la preghiera e la generosità dei suoi benefattori. Lo facciamo ancora di più adesso che la Siria è scomparsa dalla luce dei riflettori e dalle prime pagine dei giornali”.

“E questo rinnovato sforzo è corroborato dai numeri: abbiamo implementato i fondi e quindi i progetti a sostegno della comunità cristiana siriana. Dietro i numeri ci sono case di riposo, abitazioni e chiese ricostruite dopo la distruzione operata dai terroristi, scuole, ospedali, asili, giovani, famiglie, anziani, donne. Sono progetti che possono diventare la chiave di volta per dire ai nostri fratelli cristiani di Siria che le cose cambiano e che restare nella loro terra si può. Aiutare i cristiani significa anche dare una prospettiva di pace al Medio Oriente”.

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