Di Pierluigi Addarii, Direttore dell’Ufficio Migrantes

DIOCESI – Domenica 29 settembre la Chiesa celebra la 105ª Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato che quest’anno ha per titolo «Non si tratta solo di migranti».  Una giornata che guarda al cammino di persone che per la maggior parte sono in fuga da 33 guerre in atto nel mondo, da disastri ambientali sempre più frequenti, da persecuzione politica e religiosa.

Le immagini di questi mesi, che hanno alternato gesti di solidarietà e accoglienza a paure e nuovi muri che si sono innalzati ai confini dell’Europa nei confronti dei migranti, interpellano la nostra coscienza a costruire cammini rinnovati di incontro e di accoglienza con i migranti e i rifugiati. Oggi c’è chi pensa che gli esclusi della società sono come un prezzo da pagare per garantire la sicurezza, un’idea che difficilmente si riesce a mettere in discussione. Il problema più grande non è il fatto di avere dubbi e incertezze verso chi cerca rifugio e accoglienza, ma il fatto che questi dubbi e incertezze privano del desiderio e della capacità di incontrare l’altro, condizionano il modo di pensare e di agire verso l’altro, la persona diversa da noi.

La giornata del Migrante e Rifugiato è un aiuto per riflettere sulle nostre paure, sulla nostra incapacità di coltivare la cultura dell’incontro. Papa Francesco incoraggia tutti noi a “recuperare alcune dimensioni essenziali della nostra esistenza cristiana e della nostra umanità, che rischiano di assopirsi in un tenore di vita ricco di comodità”. 

Nel suo messaggio Papa Francesco ricorda come il tema dell’accoglienza coinvolge l’umanità intera e non solo una specifica parte di mondo o un particolare settore.  “   non è in gioco solo la causa dei migranti, non è solo di loro che si tratta, ma di tutti noi, del presente e del futuro della famiglia umana. I migranti, e specialmente quelli più vulnerabili, ci aiutano a leggere i “segni dei tempi”. Attraverso di loro il Signore ci chiama a una conversione, a liberarci dagli esclusivismi, dall’indifferenza e dalla cultura dello scarto. Attraverso di loro il Signore ci invita a riappropriarci della nostra vita cristiana nella sua interezza e a contribuire, ciascuno secondo la propria vocazione, alla costruzione di un mondo sempre più rispondente al progetto di Dio”.

Non si tratta di pensare soltanto ai migranti, contrapponendoli agli italiani. Si tratta di tutta la persona, di tutte le persone ed in particolare di più poveri, dei disagiati. È la missione della Chiesa verso tutti gli abitanti delle periferie esistenziali, che devono essere accolti, protetti, promossi e integrati.


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