Vicinanza a Dio e al suo popolo. La raccomanda Papa Francesco ad ogni ministro di Dio, e “soprattutto ai vescovi”.
Ieri mattina il Pontefice ha ricevuto in udienza in Vaticano i vescovi ordinati nell’ultimo anno, partecipanti al corso di formazione promosso dalle Congregazioni per i vescovi e per le Chiese orientali. “La vicinanza a Dio – esordisce – è la sorgente del ministero del vescovo”. Dio “ci ama, si è fatto più vicino di quanto potessimo immaginare, ha preso la nostra carne per salvarci. Questo annuncio è il cuore della fede, deve precedere e animare ogni nostra iniziativa.
Noi esistiamo per rendere palpabile questa vicinanza. Ma non si può comunicare la prossimità di Dio senza farne esperienza, senza sperimentarla ogni giorno, senza lasciarsi contagiare dalla sua tenerezza. Senza questa confidenza personale, senza questa intimità coltivata ogni giorno nella preghiera, anche e soprattutto nelle ore della desolazione e dell’aridità, si sfalda il nucleo della nostra missione episcopale”. “Dalla vicinanza a Dio – chiosa Francesco – alla vicinanza al suo popolo. Stando vicini al Dio della prossimità, cresciamo nella consapevolezza che la nostra identità consiste nel farci prossimi. Non è un obbligo esterno, ma un’esigenza interna alla logica del dono”. Una vicinanza, avverte, “che non è una strategia opportunista, ma la nostra condizione essenziale.
Gesù ama accostarsi ai suoi fratelli per mezzo nostro”. Una vicinanza non “retorica”, ma fatta di “disponibilità reale” e di verbi concreti, e il cui “termometro” è “l’attenzione agli ultimi, ai poveri”. “Ci occorrono vescovi capaci di sentire il battito delle loro comunità e dei loro sacerdoti”, conclude; “apostoli dell’ascolto”. Infine un monito: “non circondatevi di portaborse e yes men”.

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