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India: cristiani protestano contro discriminazioni e “abusi di autorità” nello Stato del Jarkand

Centinaia di giovani cristiani hanno organizzato nei giorni scorsi una marcia di protesta nelle strade di Ranchi, capitale dello Stato del Jarkand, nell’India orientale. Accusano il governo locale, guidato da dirigenti del Bharatiya Janata Party (il partito nazionalista indù attualmente al governo nazionale) di violare i loro diritti costituzionali e di “abuso di autorità con molestie e intimidazioni”. “Siamo sotto attacco costante da parte delle agenzie governative – afferma padre Anand David Xalxo, portavoce della diocesi di Ranchi – da quando ci siamo opposti all’acquisizione delle terre degli indigeni per scopi industriali”. “Stiamo vivendo una situazione senza precedenti – ha detto Abin Lakra, leader della Jarkand christian youth association -. Le agenzie governative che dovrebbero sostenerci al contrario ci molestano”. “Abbiamo il diritto di professare la religione che vogliamo e di vivere nelle nostre terre”, ha aggiunto Lakra, leader cristiano indigeno. Secondo i cristiani il Bjp sta portando avanti politiche che penalizzano le minoranze, compresa la Chiesa cattolica, diffamando con false accuse di accaparramento di terre e proselitismo. Secondo l’arcidiocesi di Ranchi negli ultimi tempi sono stati portati all’attenzione dell’opinione pubblica finti casi giudiziari, con preti e suore in carcere con accuse pesanti: suor Concelia Baxla, Missionaria della Carità, accusata di traffico minorile nel luglio 2018; il gesuita padre Alphonse Aind, in carcere per essere stato coinvolto in uno stupro di gruppo. Nel luglio 2018 è stata ordinata una indagine per verificare se 88 Organizzazioni non governative cristiane sono coinvolte in attività illegali di proselitismo. Secondo Ucanews, agenzia di stampa cattolica asiatica, il governo ha chiesto una inchiesta federale per indagare su 31 di queste Ong in merito all’utilizzo di fondi stranieri per attività di proselitismo. La maggioranza dei cristiani in Jarkand – circa 1 milione e mezzo su 32 milioni di abitanti – appartengono a gruppi tribali (il 26% della popolazione), solitamente discriminati perché poveri e perché minoranza religiosa.