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Come si conciliano i dati della Scienza con quelli della Rivelazione?

LETTERE AL GIORNALE– È giunta in redazione questa domanda via e-mail

«Spett.le redazione, leggendo la risposta del teologo Athos Turchi data nella rubrica “Risponde il teologo” del 4 giugno 2008 (Origini dell’uomo: la scienza nega la Genesi?) ho estrapolato quanto segue: “Se l’uomo è un valore può esser nato da gorilla, da amebe, o anche da Dio stesso, tutto ciò diventa «relativamente» secondario, perché il problema è lui stesso in quanto tale: questa è la grandezza dell’uomo. In quelle domande l’uomo non interroga i suoi «genitori», ma il senso dell’essere universale. E la proposta di un Dio che dà valore all’uomo in quanto su di lui impegna la sua immagine, è una risposta più interessante del mucchio di atomi. Che poi tale soggetto venga dalle amebe, a me pare secondario, d’altronde la Bibbia ci dice che Dio lo prepara dalla terra, e una scimmia potrebbe anche essere più dignitosa del fango”. Non concordo sull’irrilevanza o sulla secondarietà della questione se l’uomo sia “nato da gorilla, da amebe, o anche da Dio stesso”, per cui vorrei che si entrasse nel merito. Suppongo esistano per lo meno tre teorie antropologiche sull’origine dell’uomo […] desumibili dal dato biblico: la Creazione parallela, la Creazione mediata e la Creazione sostitutiva

Secondo la prima teoria, Jahvè avrebbe soffiato (o impresso) la propria immagine su polvere o fango o altra materia inanimata da lui creata e da lì, senza il concorso di alcun genitore, prese forma il primo essere umano (o i primi esseri umani); in alternativa, si può supporre una creatio ex nihilo anche del corpo; si tratterebbe, in ogni caso, di una “creazione parallela” rispetto a quella grazie alla quale vennero all’esistenza vegetali e animali non umani. […]

La seconda teoria è quella della “creazione mediata”: Dio avrebbe inizialmente dato luogo alla nascita di un ominide (una femmina non-umana), che avrebbe svolto le funzioni di incubatrice (senza però che da parte di costei ci fosse alcuna trasmissione di geni all’uomo) prima per uno zigote creato ex nihilo (Adamo), poi per un gamete femminile, creato ex nihilo, a cui Dio avrebbe unito un gamete maschile prelevato da Adamo (la metaforica costola). […]

Espongo ora una terza teoria alternativa: Jahvè soffiò la propria immagine su uno o più ominidi non umani ed esso (essi) istantaneamente diventò uomo (divennero uomini). Dio cooperò all’unisono con animali non-umani (secondo quanto affermato altrove da p. Athos: “Quando un uomo nasce i genitori e Dio cooperano all’unisono: i genitori producono il corpo vivente ma la «forma» di quella vita che nasce è data dal soffio di Dio”. […]

Quale dunque l’ipotesi più plausibile, a vostro avviso, circa l’origine del primo individuo umano?».

Risponde il teologo Nicola Rosetti: «L’uomo da sempre si pone domande sulla sua origine, sul significato della sua vita e sul suo destino. In questa sua sete di conoscenza vanno distinti due ambiti, quello della religione e quello della scienza, che attengono rispettivamente alla fede e alla ragione.

Vorrei brevemente porre l’attenzione sul verbo “distinguere”. Religione e scienza non vanno fuse, come se fossero un’unica cosa e neppure separate come se fossero cose completamente incomunicabili fra loro. Esse sono distinte, cioè indagano la realtà da due punti di vista diversi, con metodi diversi. In particolare la religione risponde alle domande che riguardano il senso della vita, il significato dell’esistenza, il perché delle cose, mentre la scienza si occupa di capire il meccanismo della realtà visibile, il come delle cose.

In tal senso rimane insuperata la lezione del cardinale Cesare Baronio il quale ha affermato che la Bibbia ci insegna come si va in cielo e non come va il cielo. Il celebre porporato intendeva dire che le verità della bibbia ci indicano la strada per incontrare Dio (verità di senso), ma non ci possono illuminare su aspetti dell’astronomia o della natura (verità scientifiche). Il contributo del porporato si inseriva nel dibattito fra i sostenitori della teoria geocentrica e quelli della teoria eliocentrica, ma per analogia ha validità anche per il discorso che stiamo affrontando.

Realtà distinte dunque che tuttavia non possono mai giungere a una completa opposizione poiché, come insegna la Costituzione Dogmatica Dei Filius del Concilio Vaticano I «non vi potrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio non potrebbe negare se stesso». Alla luce di questo possiamo dire che i risultati a cui giunge la scienza entrano in armonico dialogo con le riflessioni della teologia.

Fatte tutte queste necessarie premesse, dobbiamo ancora ricordare che a proposito dell’origine dell’universo e dell’uomo la bibbia ci offre due racconti della Creazione diversi fra loro. Semplificando al massimo il discorso, nel primo racconto l’uomo e la donna vengono creati per ultimi contemporaneamente dalla Parola di Dio, mentre nel secondo racconto viene creato prima l’uomo e poi, dalla costola di questi, la donna. Non dobbiamo meravigliarci di ciò perché, come abbiamo detto, la bibbia non ci fornisce una “verità materiale” ma un orizzonte di senso. Per lo stesso motivo, fra l’altro, possiamo dire che esistono 4 vangeli e non uno solo.

Alla luce di tutto quello che abbiamo detto possiamo affermare che il credente afferma che tutto (l’essere umano e l’intero universo) in ultima analisi dipende dal disegno intelligente e pieno d’amore di Dio, il “come” tutto questo sia potuto accadere rimane un discorso aperto, nella consapevolezza che, anche quando la scienza avesse spiegato tutto quello che c’è da spiegare, rimarrebbe comunque insoluta la domanda sul senso di tutto quello che esiste, perché in questo campo spetta a un’altra disciplina indagare».