“All’Osservatore Romano ho capito che la virtù fondamentale è la prudenza. Ogni sillaba di ogni parola viene sempre attribuita o è attribuibile al Vaticano e al Papa”: Andrea Monda direttore dell’Osservatore Romano ha raccontato così la sua nomina (18 dicembre 2018) a direttore del “quotidiano del Papa”. Al popolo del Meeting di Rimini ha rivelato tutta la storia che lo ha portato via dalla sua cattedra di religione al liceo per farlo entrare nello Stato più piccolo del mondo a dirigere quello che lui stesso ha ribattezzato “Osservato Romano per l’attenzione particolare con cui viene letto dentro la Chiesa e dai leader mondiali. Ho pochi lettori – ha detto – ma sono i più qualificati del mondo, il Papa, i cardinali, i vescovi, i nunzi, gli ambasciatori, i Capi di Stato, le Istituzioni e la comunicazione”. “L’Osservatore Romano è un quotidiano internazionale perché la Chiesa cattolica è universale. L’Italia può anche scomparire dal notiziario ma la nostra pagina internazionale va dalla Siberia alla Patagonia”. Alla richiesta di parlare del pontificato di Papa Francesco, Monda ha dichiarato che Papa Francesco “sente l’urgenza di ciò che fa e non fa altro che essere sé stesso. Sa che tutto è connesso, non c’è un dentro e un fuori: così può parlare liberamente. È straordinario vederlo all’opera, si fatica a stargli dietro” ha aggiunto per poi rivelare di aver “cestinato editoriali scritti su un testo ricevuto in anticipo perché il Papa invece di leggere è andato a braccio”. “Ho dovuto cestinarli, pensando scherzosamente non si fa così”.

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