“Per favore basta con il razzismo. Basta con il tuo odio. Basta con le tue false preghiere. Hai causato troppo dolore e hai distrutto la vita di troppe persone. Le persone negli Stati Uniti meritano di meglio. Smettila con il razzismo!!!! Basta!!! Inizia con la leadership”. I tweet di mons. Gustavo Garcia-Siller, arcivescovo di San Antonio in Texas, non saranno le uniche contestazioni che accompagneranno la visita di Trump ad El Paso, dove sabato scorso Patrick Crusius, un giovane texano di Dallas, ha ucciso 22 persone dopo aver pubblicato un manifesto contro l’invasione ispanica del Texas, usando nei suoi testi molte delle espressioni pronunciate dal presidente nei suoi rallies e nei discorsi ufficiali. Il vescovo di El Paso, Mark J. Seitz, pur apprezzando le distanze dal suprematismo bianco prese dal presidente durante il discorso di lunedi dalla Casa bianca, in cui incoraggia l’unità, chiede di esaminare la sua retorica in merito. Seitz, in un’intervista a Crux, ha criticato il linguaggio presidenziale che condanna “un intero gruppo di persone e incoraggia un atteggiamento nei loro confronti”. Nessuno qui ha dimenticato l’ultimo raduno in Florida, dove si è invocato il linciaggio dei migranti, senza che il presidente intervenisse a bloccare i cori. Mons. Seit ha richiamato però tutti i cristiani a esaminare la loro lingua e il loro comportamento. “Dobbiamo tutti chiedere: come posso comunicare? Come rispondo ad altre persone con cui non sono d’accordo? Li attacco come persona?”, ha continuato il vescovo supplicando di fare ammenda e di impegnarsi in maniera comunitaria per cambiare la cultura di divisione del Paese.

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