MARTINSICURO – Pubblichiamo la lettera di Don Patrizio Spina che tra pochi giorni saluterà la comunità di Martinsicuro e farà il suo ingresso nella parrocchia Santa Maria della Marina, di San Benedetto del Tronto.
In questi ultimi giorni che mi vedono pensare a fare trasloco e quindi rimettere a posto delle cose, qualcuno mi chiede cosa porto via, con me, da Martinsicuro.
Certo: tante persone, visi, storie… Ma sicuramente, rispondendo di getto, senza pensarci su troppo: sono contento di aver potuto creare in parrocchia un “doposcuola”, in realtà un aiuto per fare i compiti per i bambini e i ragazzi di Martinsicuro. Alcuni anni fa chiesi collaborazione per creare questo punto studio ai parrocchiani e alcuni hanno risposto – professori e maestre in pensione, semplici mamme di famiglie, persone che volevano aiutare- e sono venuti dei bambini. Naturalmente tanti bambini e tanti bambini di origine non italiana, accompagnati dai loro genitori. Compiti e una merenda buona per tutti, anche per chi è attento per ragioni religiose alla alimentazione.
Bello condividere con i collaboratori l’idea -che è poi programma di vita -che chi non la pensa come noi non è da emarginare ma da rispettare nella propria diversità. L’altro che non pensa come la penso io, non è il nemico a cui togliere il saluto o da ignorare passando oltre. L’altro che non la pensa come noi è semplicemente Altro da noi. Che bello il nostro mondo quando capiremo che il diverso o altro è davvero e semplicemente opportunità per crescere e conoscere. Da ricordare per sempre il pranzo “InCondivisone col Cuore” fatto in parrocchia dove i bambini e i loro genitori di origine non italiana – che abbiamo conosciuto negli spazi Caritas parrocchiale o nel doposcuola – hanno condiviso con noi il loro cibo, cucinato da loro per noi, mescolato con il cibo che noi avevamo preparato per loro. La gioia di questo pranzo “mescolato”, è una esperienza che mi ha fatto crescere e conoscere gusti nuovi, profumi diversi e storie incredibili. Ecco cosa porto con me!
Come anche la fatica dei visi dei miei collaboratori del centro Caritas che è nato circa 9 anni fa proprio dentro la casa parrocchiale. Ho imparato tanto dalla disponibilità dei volontari pronti ad ascoltare, a chiedere la storia a chi veniva per chiedere aiuto… perché avendo sempre pensato che non è dignitoso mettersi davanti a delle porte per chiedere soldi, non abbiamo e non ho mai chiuso la porta della casa parrocchiale per rispondere ai bisogni veri delle persone. All’inizio – come dicevo – venivano proprio accolti in casa parrocchiale, poi siamo scesi al salone: più spazio e più disponibilità.
La carità non è mercenaria! Carità – ci siamo sempre detti in parrocchia – è chiedere come ti chiami, che storia hai e di cosa hai bisogno veramente. Senza paura e senza menzogna.
A volte faticosa, snervante, ma vera… Qualcosa di bello siamo riusciti a farlo. Non io da solo, ma insieme a tanti e in tanti modi diversi. E in silenzio: per non mettere nessuno in difficoltà. Pacchi alimentari, bollette pagate, visite a domicilio: dove abbiamo potuto siamo intervenuti. Non con tutti purtroppo, ma con tanti si, grazie a Dio e alla carità di persone di buona volontà.
Sono abituato e mi sforzo a non vedere nemici attorno a me. Chi mi ha conosciuto ha sempre dovuto fare lo sforzo di andare oltre l’apparenza: grande, sicuro ma in fondo un uomo come tanti altri che fa i conti con la propria vulnerabilità e con i “veri” nemici: l’arroganza, la maleducazione, la saccenteria, la volgarità. Nemici che sono sempre dietro l’angolo.
Quando ascolto la Preghiera del Marinaio – di cui si è parlato in questi ultimi giorni – dove si chiede di dare “giusta gloria e potenza alla nostra Bandiera” io penso che quella bandiera è il drappo che condensa i nostri valori umani che sono anche cristiani – ma non solo, perché i valori umani sono universali – e che sono ben racchiusi nel nostro Tricolore.
Il nemico da abbattere, a cui tutti siamo chiamati, marinai e non, è proprio quello che Gesù nel Vangelo afferma nascere“ dal cuore degli uomini, – perché da li -escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo» ( Matteo 7,21-23). E’ il seme della violenza, in tutte le sue forme.
Detto ancora più semplicemente è adoperare quel principio ermeneutico che permette di comprendere qui e ora il messaggio che arriva attraverso un testo datato, e se questo testo è una poesia o una preghiera o un inno composto con generi letterari propri, diventa “doveroso” mettersi in ascolto . Lo stesso principio ermeneutico che ha portato Benigni a “spiegare” a noi italiani che quando l’Inno di Mameli invita a
“Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte.
Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!”
non è invito né alla guerra santa, né a nuove crociate, fuori o tra di noi e altre pseudo storie come queste.
A nessuno di noi infatti, mentre cantiamo quelle strofe, viene in mente di armarci ed andare a combattere per uccidere altri esseri umani.
Quale il motivo dello stringersi a coorte e dare la vita in passato? E quei valori sono mutati oggi? Quale è quindi il vero “nemico” da vincere ? Chi non desidera vivere in pace, libero da oppressioni, protagonista della propria storia? Sulle risposte che riusciremo a dare a queste domande può fondarsi la costruzione di una vera, civile e umana convivenza tra persone diverse e differenti.
Semmai “armiamoci” di buoni sentimenti, sempre. Per non rispondere male al male ci vuole davvero una buona armatura e credo che questo lo sappiano in tanti .
A Martinsicuro questo l’ho visto, l’ho vissuto e l’ho sperimentato con molti e coloro che mi hanno conosciuto veramente sanno come la penso. E non da adesso.
Per cui porto con me questo e tantissimo altro ancora. Grazie di cuore.
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