Filippo Passantino

Nel freddo delle notti d’inverno Mario Cerciello Rega si ritrovava con gli altri volontari dell’Ordine di Malta alla stazione Termini per distribuire cibo e coperte ai più poveri. Il suo compito era quello di tenere ordinata la fila e di evitare risse. Metteva a disposizione degli altri forza fisica e tempo il vicebrigadiere ucciso a Roma, nella notte tra il 25 e il 26 luglio. Lo racconta Renato De Andreis, coordinatore delle attività di volontariato su strada dell’Ordine di Malta. Il gruppo che guida si chiama “A.B.C.”, acronimo di “assistenza, beneficenza, carità”. E Mario ne faceva parte. Mentre le indagini cercano di ricostruire gli spostamenti che quella notte avrebbe compiuto il carabiniere con il suo compagno di pattuglia, acquisendo i turni della Stazione Farnese, chi lo ha conosciuto e ha fatto volontariato con lui lo descrive come “un giovane d’azione, serio e puntuale”.

Chi era il vicebrigadiere ucciso a Roma?

Era un bravo ragazzo di Somma Vesuviana. Arrivato a Roma, è entrato nell’Arma dei Carabinieri. Era un ragazzo discreto, non di tante parole.
Un giovane d’azione, serio e puntuale. Faceva questa attività di volontariato da quasi dieci anni, spinto dal suo comandante della stazione Farnese.
Cominciò con un altro collega a impegnarsi. E continuarono nel tempo.

Qual era il servizio di volontariato che effettuava?
Era abituato a stare sulla strada, perché noi siamo una realtà che lavora sulla strada per i poveri di Roma.
Mario andava alla stazione Termini. Il suo incarico assieme ad altri era quello di rendere ordinata la fila che si formava.

Sapendo che andiamo periodicamente a prestare aiuto, i poveri ci aspettano con ansia lì. Aiutiamo circa 280 persone. A volte bisognava ricomporre le liti tra chi voleva ricevere prima degli altri gli aiuti. Mario era tra quelli che con calma riuscivano a farlo.  Questo era il suo servizio essenziale, ma a Roma ci sono anche altre emergenze. Si costituiscono unità, con tre o quattro macchine, con coperte e viveri per andare a cercare d’inverno i senza dimora nelle strade di Roma. Tutto questo non con semplicità. Alcune volte fino alle quattro di mattina.

C’era un impegno straordinario di Mario?
Compatibilmente con i suoi turni, aderiva volentieri a questi giri per Roma. Era entusiasta. A volte li suggeriva, soprattutto nei periodi di maggiore freddo.

L’impegno del vicebrigadiere continuava anche nei pellegrinaggi…
Cercava di prenotarsi per tempo per andare a Loreto e Lourdes. Si occupava del servizio trasporti. Portava le carrozzine e i barellati nelle varie celebrazioni.
Avrebbe compiuto dieci anni di servizio a breve. Per Loreto c’è la consuetudine che i volontari che fanno i pellegrinaggi, ogni tre anni, ricevono un riconoscimento. Arrivato al nono anno, avrebbe ricevuto una medaglia dorata che viene donata dalla Basilica. Mario era molto contento di questo. Allora sua mamma, nel giorno della camera ardente, ha chiesto al procuratore del nostro Ordine se può ritirarla la moglie, che Mario aveva entusiasmato e portava con sé. Così sarà.

Qual è il suo ricordo personale? Il ricordo di un’esperienza condivisa con Mario…
Veniva a fare il cameriere per Natale e per Pasqua, quando prepariamo un pranzo per circa 360 poveri.
Ricordo quando andavamo a scaricare e a ordinare le derrate alimentari che vengono acquisite da tutti i gruppi di volontariato di Roma di tutte le realtà, parrocchiali e non parrocchiali. Queste scorte di cibo vengono portate in depositi provvisori. Il più grande è al Gianicolo.

Facevo il terzo turno, tra le 20 e mezzanotte, quello che richiede più fatica: c’erano, infatti, i più forti. E tra questi c’era Mario con il suo comandante. Sempre con il sorriso.

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