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Greco-cattolici da Papa Francesco

M. Chiara Biagioni

“La vocazione che Dio rivolge all’Ucraina è una vocazione alla riconciliazione, alla pace e all’unità. Perché questa è sempre la chiamata di Dio. Non cercare questa via è contraddire la volontà di Dio, la volontà del Vangelo”. Partono da qui le riflessioni che il fondatore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi, fa sulla situazione dell’Ucraina alla vigilia dell’atteso incontro del Sinodo Permanente e dei Metropoliti della Chiesa Greco–Cattolica Ucraina con Papa Francesco. Bose è ogni anno sede di un importante simposio ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa che quest’anno (dal 4 al 6 settembre) avrà come tema “Chiamati alla vita di Cristo. Nella chiesa, nel mondo, nel tempo presente”. Abbiamo chiesto a Enzo Bianchi di spiegarci le motivazioni che hanno spinto il Santo Padre a invitare a Roma i responsabili della Chiesa greco-cattolica in Ucraina e le questioni più calde che attraversano le chiese e la società di questo Paese.

Bianchi, l’Ucraina è una terra dalla storia dolorosa e dal presente ancora ferito. Perché il Papa ha voluto convocare a Roma i membri del Sinodo Permanente e i Metropoliti della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina?

Credo che la ragione sia comprensibile. Il Paese innanzitutto si dichiara in uno stato di conflitto con la Russia e ci sono atti di guerra da entrambi le parti. Poi c’è la situazione molto difficile delle Chiese cristiane che si trovano frazionate, innanzitutto nella ortodossia nella quale ci sono almeno tre Chiese in conflittualità grave tra di loro. E in questo contesto, ci sono i cattolici di rito bizantino e ci sono i cattolici latini, anche se sono una minoranza. Allora credo che il Papa chiami i vescovi in comunione con lui, per una lettura insieme della situazione, per attuare degli strumenti, intraprendere vie di riconciliazione, di pace che siano davvero un segno del Vangelo per quella terra.

L’Ucraina è stata terra di scontro tra i Patriarcati di Costantinopoli e Mosca. E tra le due Chiese si trova la Chiesa greco-cattolica. Che ruolo possono svolgere i greco-cattolici e soprattutto quali sono gli errori evitare e la linea di Francesco?

Indubbiamente la situazione è molto complessa e difficile e le tentazioni possono essere grandi anche per la Chiesa greco-cattolica che è quella di finire per parteggiare per una parte e soprattutto per quella che vuole una autonomia da Mosca.Ora io credo che la posizione del Papato che è sempre stato intelligente – da dopo il Concilio in poi – è quella innanzitutto di non entrare all’interno dei conflitti sempre possibili tra le Chiese sorelle ortodosse. Anche in questo caso il Papa chiede vigilanza, chiede di non entrare all’interno di questa conflittualità tra Mosca e Costantinopoli ma di essere piuttosto artefici di riconciliazione, di pace. Ci vuole molta prudenza.

In una recente intervista all’agenzia “Risu”, Sua Beatitudine Shevchuk è tornato dopo tanto tempo a parlare della questione del riconoscimento da parte della Santa Sede di un Patriarcato per la Chiesa greco-cattolica ucraina. “Per noi – ha detto – un patriarcato non è solo un titolo o un nome, ma soprattutto un modo di esistere”.

Lo so. Capisco che una Chiesa così grande numericamente – con milioni di fedeli – voglia chiedere il riconoscimento del Patriarcato.Ora effettivamente il titolo di Patriarca, Roma non l’ha più dato da secoli ad una Chiesa. Non è così facile concederlo senza turbare l’ordine antico dei Patriarcati.E’ vero che il Patriarcato si può pensare in una nuova forma anche per l’Occidente, ma stando all’attuale situazione in cui vogliamo un dialogo con l’ortodossia, in cui c’è un rispetto dei Patriarcati storici, se si istituisse un Patriarcato cattolico, la situazione diventerebbe certamente molto difficile, soprattutto nel dialogo con Mosca. Si tenga conto che anche Costantinopoli, nel dare l’autonomia alla Chiesa di Kiev non ha per ora dato nessun accesso alla formula del Patriarcato. Sono quindi equilibri storici molto difficili. E dobbiamo stare molto attenti a non urtare le sensibilità, a non offendere nessuno.

Sono questioni per noi qui in Italia di difficile comprensione che si scontrano di fronte ad un mondo alle prese con conflitti e profonde ferite. Cosa chiede la storia di oggi alle Chiese, anche in Ucraina?

In un momento in cui tutte le Chiese, anche se non in maniera simultanea, vivono una crisi della loro vita rispetto al mondo, di fronte all’indifferenza che si impone dappertutto, che non è soltanto più dell’Occidente ma di tutto l’emisfero nord, dare una testimonianza di unità e riconciliazione dovrebbe risvegliare in tutti una forte responsabilità e una forte coscienza a quello che il Signore chiede oggi. A costo qualche volta di essere più poveri o di sembrare non vittoriosi. Ma il messaggio del Vangelo non ci chiede la vittoria, ci chiede di essere fedeli alla mitezza, alla riconciliazione, alla logica dell’unità.