“Il popolo è stanco dell’ipocrisia che caratterizza la firma dei diversi accordi” di pace, “firmati ma al tempo stesso violati dagli stessi firmatari”: lo affermano i vescovi della Repubblica Centrafricana, in un messaggio reso noto a conclusione dell’assemblea della Conferenza episcopale a Bossangoa. La crisi, iniziata nel 2013, non si è conclusa nemmeno con gli ultimi accordi di pace firmati nel febbraio scorso a Khaourtum. I gruppi armati continuano a tenere il controllo di buona parte del Paese, con decine di attacchi e violenze ogni settimana. “Chiediamo il ritorno senza condizioni dell’autorità dello Stato su tutto il territorio centrafricano”, scrivono i vescovi nel messaggio, firmato – tra gli altri – da mons. Nestor-Désiré Nongo Aziagbia, vescovo di Bossangoa e presidente della Conferenza episcopale, e dal card. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui. Quello che potrebbe veramente aiutare la popolazione centrafricana “nel cammino verso la pace e la riconciliazione – osservano – è spesso sacrificato sull’altare degli interessi egoistici. Inoltre, la gestione dei nostri beni immobiliari e del nostro ‘stato civile’ sono svenduti agli stranieri. La mancanza di una politica nazionale per la gestione dei pascoli, la conquista e l’occupazione progressiva di territori coltivabili da parte di gruppi armati o mercenari stranieri si susseguono, con il rischio di provocare una grave carestia”. I vescovi condannano con forza “gli ultimi massacri perpetrati contro le popolazioni civili indifese a Koundjili, Djoumdjoum, Maikolo, Bohong e nelle sottoprefetture di Zangba, Kandogo e Kouango, e l’assassinio odioso di suor Ines Sancho a Nola. Chiediamo con insistenza che gli autori di questi crimini siano arrestati e consegnati alla giustizia”.

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