“Le esperienze di affidamento di parrocchie a laici sono sempre più diffuse a livello mondiale. In Svizzera, ad esempio, la metà delle parrocchie sono affidate a laici, in Canada il 60% delle comunità celebra ogni settimana la Parola senza la presenza del presbitero”: lo ha rivelato Assunta Steccanella, docente di Teologia pastorale alla Facoltà teologica del Triveneto, intervenuta oggi pomeriggio alla Settimana di aggiornamento pastorale del Cop, in corso a Padova.
“Anche in Italia – continua Steccanella – si vanno diffondendo esperienze di questo tipo. In diocesi di Bolzano il 25% delle comunità è affidata a responsabili laici, un terzo dei quali donne. Altra esperienza dalle grandi potenzialità è quella delle famiglie, ad esempio quelle ‘a km zero’ in diocesi di Milano: è una formula che fatica a trovare collocazione a livello teologico perché l’identità della famiglia viene sempre letta come laicato, come se il sacramento del matrimonio non caratterizzasse in modo particolare questa realtà”.
Per la docente, “è necessario leggere la scarsità dei sacerdoti come un segno dei tempi e spostare l’attenzione dal ‘cosa fare’, nel caso manchi qualcuno, al ‘chi’ è coinvolto. Serve un investimento forte per delineare figure in grado di esprimere competenze nella prassi parrocchiale: non si può pensare che il laico si metta a disposizione senza professionalità, la quale diventa elemento critico solo se scade invece nel ‘professionalismo’, ovvero se si riduce il servizio a mestiere”. Steccanella ha posto con forza anche la questione del sostentamento del laico: “Non si tratta di garantire uno stipendio – ha affermato –, ma la comunità dia un compenso come riconoscimento del servizio svolto, che consenta una vita dignitosa e la possibilità di espletare il proprio servizio. Questo naturalmente richiede un cambio di prospettiva non di poco”.

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1 commento

  • Francesco
    26/06/2019 alle 12:55

    Fa riflettere. Meglio unire le parrocchie o mantenerle con altre figure?

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