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Facebook lancia Libra: una criptovaluta per i pagamenti di mezzo mondo

Paolo Zucca

Di Libra si sa ancora poco. L’obiettivo è però chiaro: far diventare Facebook, e le controllate Instagram e WhatsApp (oltre 2 miliardi di utilizzatori al mondo), un luogo per scambiare denaro in una nuova valuta fra i cittadini privati, fra i privati e gli esercizi commerciali, fra i fornitori e le imprese.
Come era facilissimo prevedere, sulla Rete che connette potenzialmente tutti, si parte dal piacere di scambiarsi le case quando si è in vacanza e si arriva a delle maxipiattaforme turistiche alla Airbnb; dalla disponibilità di un’auto alle vetture a chiamata di Uber; dai libri a casa ad Amazon e così via. E’ la “disruption”, cioè la capacità con piattaforme aperte di andare a trovare clienti strappandoli agli operatori tradizionali. Un movimento anche di sharing economy (utilizzare più che possedere), che parte giocoso può diventare – e diventa – in pochi anni una multinazionale.

Non a caso fra le società più capitalizzate (cioè di maggior valore secondo i parametri di valutazione delle Borse, che non sono necessariamente i migliori) ci sono società di ecommerce (commercio online), di messaggistica, motori di ricerca e di tecnologie collegate. Hanno liquidità, preferiscono pagare le tasse dove la fiscalità è più bassa, accettano le regole e l’etica dopo che furti di dati, denunce, critiche politiche mettono in dubbio il loro modo di agire. Mostrano il volto buono. Con i regimi preferiscono gli accordi.

Il tentativo di Facebook con Libra è il più complesso, da seguire con attenzione perché al momento non è una sfida a tutto e a tutti come era stato il Bitcoin. Una misteriosa costruzione, frutto di un creatore pure misterioso con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, osteggiata dalle banche centrali e sospettata di tutto: dalla “semplice” speculazione (il valore è fortemente volatile, quindi si è passati dai 20mila dollari a meno di 4mila, ora è fra 8-9mila dollari) al riciclaggio. Questa volta Libra, promossa da Facebook con l’apporto di circuiti di carte di credito e gruppi internazionali,

propone dal 2020 di ancorare il suo valore a un paniere di valute internazionali per evitare variazioni di prezzo troppo vistose

(un contratto diventa difficile da gestire se la cifra pattuita in pagamento nei mesi cambia troppo di valore, qualcuno ci perde) e non sembra voler sfidare le banche centrali (Bce, Fed eccetera che controllano e regolano i flussi finanziari anche in funzione anti-inflazione).

Il progetto di Facebook conferma che chi controlla le modalità di pagamento possiede le chiavi della miniera dove tutti vogliono entrare: per sapere, in forma aggregata, cosa le persone stanno cercando (è chiarissimo ai motori di ricerca), dove stanno spendendo (è chiarissimo a chi offre la modalità di pagamento o addirittura la valuta Libra) e quindi per intuire con algoritmi dove spenderanno. L’oro della miniera è il dato, se il progetto andrà in porto saranno i dati di 1,5-1,7 miliardi di persone.