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Di chi è Notre Dame?

Paolo Bustaffa

Gli elmetti protettivi bianchi sulla testa mentre celebrano la messa in Notre-Dame dopo l’incendio del 15 aprile. Nonostante tutto, la cattedrale di Parigi è “ancora viva, senza Dio sarebbe crollata”.

Forse non è mai morta, almeno nel cuore della gente. “Notre Dame è fatta per ricevere il popolo di Parigi. Ne ha l’abitudine”.

E’ Madeleine Delbrêl, la mistica delle banlieue parigine, a raccontare con queste parole il giorno in cui nella cattedrale venivano celebrati i funerali del cardinale Emmanuel Suhard, morto il 30 maggio 1949. Un uomo che il popolo, credente e non credente, amava perché da lui si sentiva amato.

“E’ venuto con la sua preghiera o con la sua simpatia, o con il suo rispetto, o con la sua curiosità. E’ arrivato alla chiesa ed era chiusa. Alle otto era chiusa, alle nove era ancora chiusa, alle dieci era sempre chiusa”.

Con amarezza la giovane assistente sociale della periferia parigina, dichiarata venerabile da papa Francesco nel 2018, aggiungeva che “la chiesa era aperta per i preti ed i religiosi, per i personaggi ufficiali, per coloro che avevano il biglietto d’invito. Il popolo di Parigi pensò che forse era più comodo ed attese che si facesse il suo turno (…). Una moltitudine nel sagrato. Pieno di mani giunte, di sguardi interrogativi. Si mormoravano domande”.

L’immagine di allora non è quella dell’incendio di oggi ma la domanda “A chi appartiene la cattedrale di Parigi?” riemerge viste le molte dichiarazioni e promesse per la ricostruzione.

“Quando la cerimonia fu finita – continua Madeleine Delbrêl – il popolo di Parigi volle venire vicino al padre suo. Ma ancora non si volle saperne di lui. Gli si chiese di aspettare un’ora e mezza davanti alla chiesa deserta. Il suo tempo costa caro e pioveva. Quelli che credevano hanno levato il cuore verso il padre che aveva saputo comprenderli e il loro cuore si è gravato di una doppia pena. Quelli che non credevano hanno senza dubbio creduto ancora un po’ meno”.

Qualcosa, a questo punto, si muove nel pensiero di chi vede la cattedrale come il luogo in cui il vescovo riunisce la comunità per vivere insieme il mistero e per rivolgerle parole di padre.

“Il popolo di Parigi volle venire vicino al padre suo” ricorda Madeleine Delbrêl facendo comprendere che il “padre” era sì il cardinale Suhard, ideatore e promotore della “Missione di Francia, ma non era solo lui.

La cattedrale era ed è un luogo abitato dal Padre, dell’incontro con il Padre.

Nessun giudizio dunque ma l’auspicio che questa bellezza, costruita nel dialogo tra arte, architettura e teologia, non sia sottratta alla fede. E neppure, come suggeriscono le sue guglie, alle domande verso l’alto.