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Uganda: Unicef, “prime morti causa del virus Ebola, al via interventi di risposta”

Dopo la conferma dei primi tre casi di Ebola in Uganda negli ultimi giorni, l’Unicef ha lanciato nel Paese un piano di risposta di emergenza. In una nota viene ricordato che tra i primi casi c’è stato quello di “un bambino di 5 anni, che, dopo una visita alla famiglia nella vicina Repubblica Democratica del Congo, è tornato in Uganda il 9 giugno ed è morto martedì notte dopo esser stato trasferito all’Unità per il trattamento dell’Ebola di Bwera a Kasese. La nonna del bambino è morta mercoledì a causa del virus nel distretto di Kasese, dove vivono circa 400.000 bambini”.
La risposta dell’Unicef in Uganda avviene in seguito a mesi di sforzi di preparazione e prevenzione, dato che i casi di Ebola in Repubblica democratica del Congo sono aumentati.
Negli ultimi mesi, l’Unicef ha supportato il Governo dell’Uganda nell’implementare programmi affinché le comunità in diversi distretti dell’Uganda occidentale, al confine con la Repubblica Democratica del Congo, siano preparate per una possibile epidemia. Un’azione che ha consentito di raggiunge milioni di persone per diffondere informazioni sulla prevenzione dell’Ebola e sulla ricerca di cure tempestive. Si è provveduto inoltre a formare circa 1.500 volontari della Croce Rossa in Uganda e operatori parasociali per supportare la popolazione colpita ad affrontare conseguenze dell’Ebola. L’Unicef si è adoperato poi per fornire aiuti per l’acqua e i servizi igienico-sanitari ad oltre 500 strutture sanitarie, più di 1.000 scuole e 60 punti presso il confine.
Il Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite “richiede 3,9 milioni di dollari per supportare la risposta all’Ebola del Governo dell’Uganda con interventi intensivi di comunicazione del rischio e mobilitazione sociale, acqua, servizi igienico-sanitari, alimentazione infantile, e interventi di sostegno psicosociale ai bambini e alle loro famiglie”.