“Un grappolo di riflessioni scaturisce dalla vicenda di Noa, la diciassettenne olandese che si è lasciata morire per cercare una via di fuga dalla sofferenza che le toglieva il respiro. Colpisce, innanzitutto, il silenzio con cui i media del suo Paese hanno ignorato la notizia: anche questo contribuisce a cancellare esistenze, a soffocarne il grido, a impedire reazioni”. Lo scrive don Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei e direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, nella newsletter settimanale. “Il disagio di Noa nasceva dalla violenza: il secondo pensiero porta il peso delle conseguenze atroci degli abusi. Una consapevolezza che – mentre fa inorridire di ciò che siamo – spinge a investire davvero in prevenzione e formazione a tutela dei minori.
L’ultimo spunto è di speranza – aggiunge don Maffeis -, per il dibattito che questa morte ha suscitato sui nostri media: pur muovendo da sensibilità diverse, hanno dato voce alla responsabilità educativa di noi adulti, ponendo l’interrogativo sulla nostra capacità di trasmettere ragioni di vita e di farci prossimo a chi è nell’abisso del dolore, impedendoci di assecondarne l’istinto di morte. Ne terrà conto chi in Parlamento si appresta a legiferare?”.

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