“I poveri sono anzitutto persone, e nei loro volti si cela quello di Cristo stesso”. Lo ha ribadito il Papa, nell’udienza concessa alla Caritas Internationalis.
“Essi sono sua carne, segni del suo corpo crocifisso, e noi abbiamo il dovere di raggiungerli anche nelle periferie più estreme e nei sotterranei della storia con la delicatezza e la tenerezza della Madre Chiesa”, ha proseguito Francesco, secondo il quale “dobbiamo puntare alla promozione di tutto l’uomo e di tutti gli uomini affinché siano autori e protagonisti del proprio progresso”. “Il servizio della carità deve scegliere la logica dello sviluppo integrale come antidoto alla cultura dello scarto e dell’indifferenza”, la direzione di marcia additata ai presenti, insieme all’affermazione che “la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale”. “Non si può vivere la carità senza avere relazioni interpersonali con i poveri: vivere con i poveri e per i poveri”, la ricetta di Francesco: “Perché vivendo con i poveri impariamo a praticare la carità con lo spirito di povertà, impariamo che la carità è condivisione. In realtà, non solo la carità che non arriva alla tasca risulta una falsa carità, ma la carità che non coinvolge il cuore, l’anima e tutto il nostro essere è un’idea di carità ancora non realizzata”. All’assemblea di Caritas Internationalis, in corso a Roma fino a domani, partecipano 450 persone, in rappresentanza di 150 organizzazioni internazionali. “Un record”, ha detto il card. Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis, nel suo saluto al Santo Padre.

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