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Don Patrizio Spina: “Grazie Bernadette”

DIOCESI – “Ogni messaggio “profetico” va al di là delle parole. È come il lievito nella pasta. Le “parole chiave” che possiamo ascoltare a Lourdes come le abbiamo ascoltate in questi giorni qui nella nostra chiesa Cattedrale, non sono soltanto quelle dette esplicitamente, vale a dire “Preghiera”, “Penitenza e conversione”, “Immacolata Concezione”. C’è anche, innanzitutto, la parola “povertà”. Il messaggio profetico di Lourdes, proposto nella persona di Bernadette, è quello della “beatitudine” dei poveri, la loro esistenza, il loro valore. Ai poveri è annunciata la “Buona Novella” del Vangelo”. Con queste parole è iniziata l’omelia di Don Patrizio Spina, Vicario generale della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, nel giorno del commiato per le reliquie di Santa Bernadette che sono rimaste presso la Cattedrale Madonna della Marina di San Benedetto del Tronto da sabato 18 a martedì 21 maggio.

Don Patrizio: “Al tempo delle apparizioni, nell’Ottocento, la povertà era “misconosciuta”, irrisa, ridotta allo stato degradante della miseria a vantaggio della ricchezza. Quello era il tempo dello sviluppo industriale che generava sfruttamento, il lavoro dei minori, il degrado delle “baracche” nelle grandi città. Eravamo al culmine della società borghese e capitalista, fondata sul denaro. La Vergine parla nel contesto di Lourdes, una città della Francia meridionale. In questo contesto Maria è andata a cercare la ragazza più povera, della famiglia più povera, basti pensare alle condizioni di vita nel “cachot”, con il “letamaio” davanti alla finestra. Una ragazza dalla salute molto “malferma”, che diventa la sua “plenipotenziaria” per fondare Lourdes.

La prima parola del messaggio quindi, anche se non detta esplicitamente dall’apparizione, è la parola “povertà”. La povertà di Bernadette, prima e durante le apparizioni, con il rifiuto del denaro, e dopo le apparizioni, con il voto di povertà che ha pronunziato presso il Convento delle Suore di Nevers. E non dimentichiamo la povertà della sua salute.

La sua è una grande testimonianza, come un amore immenso esercitato quotidianamente, che si è espresso nel dettaglio di tutta la sua vita. La povertà come quella della Vergine che si esprime nel “Magnificat”, nel suo rendimento di grazie a Dio. Questo è dunque il primo punto che fu capito, perché tutti i benestanti che fuggivano i poveri, dopo le apparizioni, venivano al “cachot” per avere la grazia di vedere Bernadette, la ragazza quella povera la quale aveva visto ed incontrato la Vergine Maria e dall’incontro con questa ragazza venivano aiutati a cambiare il proprio modo di guardare, a Dio- a se stessi e agli altri. È una testimonianza centrale di Lourdes, la “radice” di Lourdes: la guarigione dei nostri sguardi o dei nostri sguardi negati.

Come per Maria, che nel Magnificat confessa il suo essere povera e fragile, -“tapina” è il termine greco di Luca, anaw si direbbe nella Bibbia ebraica- tutti la riconoscono beata e la cercano per attingere alla sua beatitudine. E come Maria si mette in cammino, così è stato per Bernadette: si è messa in cammino verso i cuori e le coscienze di tutti. E ha continuato a farlo, come anche per noi in questi giorni e lo possiamo testimoniare.

Bernadette è la sola “intermediaria” del messaggio e anche della conoscenza della visione della Vergine, è la sola che ha visto, che ha udito le parole di “Aquerò”, la Signora come Bernadette chiamava la Vergine Maria nel suo dialetto.
Nessun altro veggente fu riconosciuto e tutto il messaggio, le parole della Vergine sono conosciute da Bernadette stessa. Ma questo si radica più profondamente nel fatto che la Vergine ha scelto Bernadette come una perfetta immagine. Come un’”icona”. Era lei stessa, Bernadette, l’immagine della Vergine, per tutta la sua vita, per la sua umiltà, per la sua povertà e per la sua “limpidezza”. E aggiungerei anche per il suo temperamento forte. Aveva una capacità di resistenza molto forte.
Quando si è trovata davanti al commissario Jacomet che la minacciava, o davanti a coloro che volevano negare o sminuire il calore dello sguardo della Vergine e del suo incontro con lei, ha dimostrato una forza di carattere che corrisponde non solo all’immagine della Vergine che era rimasta ai piedi della Croce quando tutti gli altri se n’erano andati, ma anche a quello della ragazza di Nazareth che vede compiersi in lei la parola dell’Angelo, incomprensibile umanamente e che senza troppo timore poi lo svela e lo spiega a Giuseppe o ai suoi genitori.
Bernadette è veramente l’icona della Vergine.
Interessante può essere il sapere che lo scultore chiamato a realizzare la statua da mettere nella nicchia della grotta di Massabielle l’ha realizzata più grande rispetto alle indicazioni che gli aveva dato Bernadette e per questo hanno dovuto allargare un po’ la nicchia per farcela stare.
Ma nell’apparizione era più piccola, una piccola ragazza, come la veggente. Bernanos l’ha definita, in un libro meraviglioso, “una piccola ragazza questa regina degli angeli”; mentre Péguy diceva: “La più grande perché la più piccola, la più gloriosa perché la più umile, la più gioiosa perché fu anche la più dolorosa”. Tutti questi contrasti si riconoscono nella vita di Bernadette.

E anche noI ce ne andremo forse un po’ confusi e stupiti ma contenti perché Bernadette ha ancora una volta parlato a tutti noi ripetendo le parole della Vergine:

in te, chiunque tu sia, l’Onnipotente vuole compiere grandi cose…

Uscire da questa Cattedrale con il sorriso di chi sa di essere stato guardato e riconosciuto dal Signore e a cui il Signore stesso affida il suo messaggio di speranza “andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali”.

Perché come Dio ha chiamato Maria
con Maria il Signore ha chiamato Bernadette ed ora chiama ciascuno di noi che abbiamo avuto la grazia e l’avventura di incontrare la testimonianza di questa ragazza.

In conclusione: so per certo che con la presenza della Vergine di Lourdes e di Santa Bernadette nella nostra Chiesa diocesana, Dio sta chiamando ancora qualche giovane in mezzo a noi a fare della propria vita un dono totale, come Bernadette.
Non avere paura di seguirlo e di dirgli di si questa sera. Ora, dentro di te, puoi dirgli di Sì e poi vedrai che il Signore ti aiuterà a realizzare. Bernadette se ne andrà da qui questa sera e porterà il tuo Si a Dio con Maria.

E la seconda ultima parola: aiutaci Signore a non avere paura delle nostre povertà, delle nostre ferite per impegnarci a vivere come Bernadette in costante rendimento di Grazie a Te. Portare a tutti il profumo di Lourdes che è il profumo dello sguardo di Dio che non solo non ha smesso di guardare ai poveri, ma non ha mai smesso di dare una vita piena agli umili riempiendoli della Sua Presenza perché in tutti coloro che glielo permettono il Signore continua a fare cose stupende.
È la Buona Notizia, che naturalmente non possiamo tacere né tenere solo per noi.
La storia della giovane ragazza di Lourdes ci ricorda che ognuno di noi, indipendentemente dai meriti e dalle capacità personali, può essere “messaggero” di Dio» e ponte dove tutti possono di nuovo camminare ed incontrarsi.

Grazie Maria
Grazie Bernadette”