Il 54% dei giovani di Gaza non nutre nessuna speranza per il futuro e il 68% soffre di una forma grave di stress psicologico: sono alcuni dei dati che emergono da un’indagine condotta in ottobre e dicembre 2018 dal Norwegian Refugee Council (Nrc) tra 300 studenti (di età compresa tra i 10 e i 16 anni ) di 30 scuole gazawe situate nei pressi della linea di demarcazione con Israele. La ricerca è stata diffusa in questi giorni, in concomitanza dell’inizio, un anno fa, nella Striscia di Gaza, della Grande Marcia del Ritorno, indetta da Hamas per rivendicare il “diritto al ritorno” dei discendenti dei palestinesi, fuggiti o cacciati dalle loro terre nel 1948, nei territori oggi controllati da Israele. I dati raccolti evidenziano che il 68% degli studenti soffre di una forma grave di stress psicologico dovuto alla violenta repressione dei militari con la Stella di David, delle proteste del venerdì sul confine con Israele, e agli attacchi quotidiani di cui sono stati testimoni da un anno a questa parte. La maggioranza degli intervistati (61%) ha affermato, inoltre, di essere rimasta scioccata dal fragore delle esplosioni che giungevano dalle vicinanze e dalle immagini del conflitto trasmesse in Tv. Il 42% è stato testimone di diretto di bombardamenti, il 40% ha detto di conoscere persone rimaste ferite o che hanno perso la loro abitazione. Il 33% ha dichiarato di conoscere persone uccise nel corso delle manifestazioni. Il 54% degli studenti ha affermato di non aver nessuna speranza in un futuro migliore. “La violenza della quale i bambini sono testimoni quotidianamente, compresa la perdita di persone care, nel contesto dell’assedio paralizzante di Israele, che perpetua e esaspera la crisi umanitaria di Gaza – spiega la responsabile del Rnc per la Palestina, Kate O’Rourke – ha lasciato un’intera generazione traumatizzata. Ci vorranno anni di lavoro con questi bambini per guarirli dai traumi e ridare loro un motivo di speranza per il futuro”. “Chiediamo a tutte le parti responsabili del conflitto – aggiunge la responsabile – di rispettare i diritti di manifestazione pacifica, di intraprendere azioni urgenti per fermare le uccisioni e la mutilazione dei manifestanti e garantire le responsabilità per le violazioni del diritto internazionale”. “Gaza, come il resto del territorio palestinese occupato, – conclude O’Rourke – ha disperatamente bisogno di una soluzione politica giusta e duratura, che riguardi anche i rifugiati palestinesi e che ponga al centro la vita, il benessere e la dignità di palestinesi e israeliani”.

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