Sarah Numico

La casa comune europea non è solo un ideale che ha iniziato a prendere forma negli anni ‘50, ma è anche un luogo concreto: a Bruxelles, c’è la sede della Commissione e del Consiglio europeo; Strasburgo è sede ufficiale del Parlamento europeo, istituzione democratica per antonomasia perché rappresenta i cittadini dei 28 Paesi Ue. Bandiere che sventolano accolgono gli eurodeputati che una settimana al mese vengono qui per lavorare, mentre le altre settimane l’attività istituzionale torna nella seconda sede dell’Assemblea, anch’essa a Bruxelles. Si riuniscono in un edificio inaugurato nel 1999 che porta il nome di Luise Weiss, grande donna francese che ha combattuto per i diritti e per l’Europa. La costruzione è imponente e leggera allo stesso tempo: una torre di 60 metri, che appare come un raffinato e operoso cantiere, simbolo del grande cantiere europeo, spazio politico ed economico sempre in costruzione, aperto e sempre migliorabile.

Brexit, da 751 seggi a 705. L’emiciclo, al cuore di questo edificio, oggi ospita 751 deputati suddivisi in 8 gruppi, le grandi famiglie politiche europee. La prossima legislatura avrà solo 705 seggi occupati per via del Brexit. Qui siedono 73 italiani, saranno 76 nella prossima legislatura.

Le donne in emiciclo sono il 36,2%. Le delegazioni più “rosa” sono quella maltese (66% di donne) e la finlandese (61%). Quella italiana ha 28 eurodeputate (33% del totale).

Gli eurodeputati hanno una età media di 55 anni (la delegazione italiana è tra le più giovani con età media di 51 anni). Sono però Spagna e Bulgaria ad avere i due eurodeputati più giovani, alla soglia dei 30 anni, mentre il più anziano è il francese Jean-Marie Le Pen, con i suoi 91 anni. Sono 108 gli eurodeputati che in 5 anni sono cambiati, tra chi si è dimesso, chi è passato a un incarico incompatibile con la presenza in emiciclo, chi è passato a miglior vita.

Migliaia di ore in plenaria. In questa sede si svolgono 12 sessioni plenarie di 4 giorni ciascuna in base a un calendario annuale fissato dal Parlamento stesso. I lavori cominciano alle 9 del mattino e gli interventi vanno avanti fino a tarda sera. Fra il 2014 e la fine del 2018 (non considerando dunque le ultime plenarie da gennaio ad aprile 2019), si sono avute 1.993 ore di sessioni plenarie, durante le quali i deputati hanno espresso il loro voto 23.551 volte (relazioni, risoluzioni, emendamenti…).

A guidare i lavori è l’italiano Antonio Tajani, presidente dell’Eurocamera, coadiuvato da 14 vicepresidenti, tra cui altri due italiani: David Sassoli e Fabio Massimo Castaldo.

Quando non sono in plenaria gli eurodeputati lavorano nelle 20 commissioni permanenti, per preparare i dossier e le misure legislative su cui poi la plenaria discute e vota. L’ultima sessione a Strasburgo di questa legislatura è quella del 15-18 aprile. Si tornerà all’inizio di luglio con un parlamento rinnovato.

Il bilancio, i funzionari. Per questa enorme macchina che rappresenta tutti i 500 milioni di cittadini comunitari, ciascun abitante dell’Europa spende all’anno 3 euro e 50 centesimi, il costo di una colazione al bar. Infatti il bilancio del Parlamento europeo per il 2018 ammonta a 1,95 miliardi di euro, di cui il 44% destinato alle spese per il personale, principalmente gli stipendi dei circa 7mila funzionari e dipendenti dei gruppi politici. Il 22% del bilancio 2018 copre le spese dei deputati europei, per gli edifici del Parlamento il 13% del bilancio, per l’informatica e le telecomunicazioni il 16% del totale.

Un capitolo di spesa importante riguarda traduzioni e interpretariato per le 24 lingue ufficiali del Parlamento, cosa che consente a tutti i cittadini di godere di un accesso più diretto e di comprendere meglio le norme dell’Ue che li riguardano.

Resteranno 24 anche dopo Brexit, perché l’inglese si parla ufficialmente anche in Irlanda e a Malta.

I visitatori, gli uscieri in frac. Nella sede del Parlamento entrano ogni mattina, insieme agli eurodeputati, i loro assistenti, i funzionari e lo staff, giornalisti e visitatori. Ci sono giorni in cui si arriva fino a 10mila presenze: una cittadina di medio-piccole dimensioni! Le figure più originali sono forse i 180 uscieri, vestiti in frac nero e con una catenella d’argento, incaricati dell’ordine in emiciclo. Tanti sono i gruppi di persone che visitano il palazzo, fra cui innumerevoli scolaresche. Per loro a disposizione è il “Parlamentarium” – che illustra interattivamente la struttura e i meccanismi di funzionamento del Parlamento – e la possibilità di seguire in emiciclo i dibattiti dal vivo. Prima di ripartire è d’obbligo la foto di gruppo davanti alle bandiere.

foto SIR/Marco Calvarese

Bar, negozi, sala stampa. La struttura è ampia, gli spazi adeguati, ci si muove agevolmente, una volta che si è imparata la geografia dei luoghi. Per sopravvivere alle lunghe giornate di lavoro all’interno dell’edificio del Parlamento si trovano anche quattro bar e due mense. Per i visitatori due negozi di souvenir, per chi ha bisogno di silenzio non manca una sala della meditazione dove si celebra la messa al mercoledì mattina. Per i giornalisti è a disposizione una grande sala stampa dove c’è chi ci lavora per raccontare il cammino dell’Europa. In realtà il Parlamento ha fatto passi incredibili di trasparenza e tutti i lavori si possono seguire in diretta streaming; tutta la documentazione è disponibile in tempo reale sul sito.

#stavoltavoto. Questa casa vale la pena di essere visitata perché ciascuno la senta propria, come di fatto è. Per vedere, capire meglio, sperimentare quanto è importante il voto che il 26 maggio prossimo gli italiani saranno chiamati ad esprimere. Perché #stavoltavoto. E tu?

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