Nicola Salvagnin

Com’è dolce naufragar in questo navigator… I più benevoli sostengono che sì, insomma: c’è stata un po’ di superficialità nell’affrontare e nell’approntare la questione. E non si può negare una certa tendenza all’approssimazione, da parte di Luigi Di Maio in questo anno da ministro dello Sviluppo economico.
I malpensanti invece rilevano che siamo alla prova provata che al suo Movimento, il reddito di cittadinanza interessava soprattutto come distributore di prebende prima delle elezioni europee di maggio; le politiche attive del lavoro, l’accompagnamento da parte dei cosiddetti navigator, insomma quella fetta di legge che prevede inserimento lavorativo oltre ai soldini elargiti… Ecco, non stava proprio nei pensieri del ministro, dal modo raffazzonato, dilettantesco e inefficace in cui stata costruita.
In silenzio rispetto agli squilli di trombe iniziali, è ora iniziata la ritirata, pressati da una realtà che non può essere dipinta diversamente da quel che è a forza di decreti ministeriali. Chi paga i 6mila (e perché questa cifra?) navigator promessi da Di Maio a corollario del reddito di cittadinanza? Il ministero o le Regioni a cui spetta per Costituzione la competenza sulle politiche attive del lavoro? Chi li sceglie? Con che procedure? Con quali competenze richieste? Con quale inquadramento contrattuale? E dove e come opereranno?
Per non parlare del fatto che un disoccupato “normale” avrà un trattamento differente e ben peggiore rispetto a quello “sussidiato” e dotato di un orientatore personalizzato. Perché comunque questo è un navigator: un signore (precario anch’egli: due anni di contratto, poi si vedrà) che cerca di trovare la strada di un’occupazione stabile a colui a cui viene elargito il reddito di cittadinanza.
E tra due anni e un mese? Saranno stabilizzati, cioè forse gli unici a trovare realmente un posto di lavoro (quale lavoro? Boh) grazie a questo provvedimento legislativo?
Quindi, la retromarcia: i 6mila iniziali si dimezzano a 3mila (la logica dei 3mila è puramente numerica in quanto a costi. Se ne servano di più o di meno non si sa, perché manco si sa quanti saranno alla fine i fruitori del reddito di cittadinanza). Faranno ciò che gli assessorati regionali diranno loro di fare. Con quelli del Nord che non vogliono manco saperne, di navigator e dei loro stipendi; mentre a Mezzogiorno si avverte la tentazione di utilizzarli come una “riserva” di posti pubblici da assegnare con metodi per ora del tutto oscuri.
Non spendiamo nemmeno una parola sui criteri – se esistono – di controllo del diritto a ricevere il sussidio; su chi controllerà a sua volta il lavoro dei navigator; sui “lavori” proposti e sulla possibilità di accettarli o rifiutarli; sul fatto che ogni navigator dovrebbe seguire diverse centinaia di posizioni… Insomma, sul “dopo”.
Tutti a dire, a cominciare dalla Caritas Italiana: l’idea poteva essere buona, ma andava sviluppata con metodi adeguati, senza improvvisazioni e nei tempi che occorrono.
Già: ma i malpensanti…

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