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Astronomia: p. Consolomagno (Specola Vaticana), “usi pacifici delle risorse dello spazio”

Sono tre i principali motivi della ricerca sugli asteroidi: comprendere la formazione dei pianeti e quindi la storia dell’evoluzione del sistema solare. Un altro è che alcuni di essi possono essere fortuitamente deviati su orbite che potrebbero interagire con l’orbita terrestre e comportare rischi per gli abitanti della Terra. Un terzo è che, in pochi decenni, potrebbero diventare nuove fonti di utili risorse naturali. Nel numero de La Civiltà Cattolica in uscita sabato 16 marzo, p. Guy Consolmagno, direttore della Specola Vaticana, fa il punto sull’esplorazione dello spazio negli ultimi 50 anni. “Nazioni ed enti o società multinazionali – si legge nell’asbtract dell’articolo – stanno lavorando per utilizzare i dati che vengono dallo spazio, offrendo al mondo mappe dettagliate dello sfruttamento della Terra e della disponibilità di risorse”. Dati frutto anche del lavoro degli scienziati della Specola Vaticana, che si è occupata per anni di asteroidi dai quali, spiega Consolomagno, “si potrebbero ricavare ferro e nichel, ma con tracce significative di metalli di maggior valore, come oro, platino, rame, argento o zinco: da un asteroide dal diametro di appena un chilometro proverrebbero 100 milioni di tonnellate di ferro”. Tuttavia, secondo l’astronomo, le più preziose risorse disponibili a breve termine sono “piuttosto l’ac­qua e l’ossigeno, che potrebbero essere usati come carburanti per i veicoli spaziali, e così facilitare l’esplorazione dello spazio o perfino la vita umana in esso”. Di qui il richiamo ai “benefici di tali attività per l’umanità”, al monito di Papa Francesco in Laudato si’ e alle conclusioni del seminario sugli usi pacifici dello spazio organizzato nel marzo 2018 dalla Specola Vaticana: “Dobbiamo riflettere – si legge nel documento – su come sia possibile trasformare il paradigma dell’economia spaziale da una visione di servizi spaziali costosissimi e di prodotti disponibili solo per pochi a una prospettiva che sfrutti per il bene di tutti la ricchezza di dati e servizi acquisiti dallo spazio”. “Il criterio ultimo di giudizio del nostro agire – conclude l’astronomo – è il bene comune, ispirato dall’amore. L’amore, nei contesti politici, economici e culturali, deve diventare la norma più alta delle nostre azioni”.