Giovanni M. Capetta

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (GE 80-82). La misericordia – scrive il Papa – si esercita in due dimensioni principali: quella del dare, del soccorrere, dell’andare incontro e quella dell’ascoltare, del comprendere e soprattutto del perdonare. Vale la regola d’oro: fate agli altri quello che vorreste fosse fatto a voi, ed ecco la reciprocità dei termini che ritroviamo anche nella formulazione della beatitudine. Ma in realtà quello che va ancora di più esplicitato, come Gesù dice in Luca 6,36 è che siamo chiamati ad essere misericordiosi come il Padre nostro è misericordioso. Allora è forse possibile pensare che non solo riceveremo misericordia dai fratelli se noi la eserciteremo nei loro confronti, ma che la misura del nostro donare e perdonare deve riferirsi alla misericordia che già qui e ora noi sentiamo di aver ricevuto e ricevere dal Signore. In sostanza chi sa essere misericordioso senza aver sperimentato e accolto l’amore di Dio che per primo mi soccorre, viene incontro alla mia debolezza e mi perdona?
Potremmo allora anche dire: beati i misericordiosi perché hanno ricevuto misericordia e si sforzano generosamente di condividerla e riproporla alle persone che incontrano. La nostra sequela non è altro che imitazione di un Maestro che non ha custodito gelosamente la sua divinità ma l’ha mostrata fino alla morte in croce per noi. Talvolta perdonare sembra sovrumano, appunto divino, ma è il Signore che ci dice che, attraverso la Grazia, possiamo fare come lui. Tutte le volte che a Gesù è stato chiesto quante volte avremmo dovuto saper perdonare, egli ha sempre risposto con espressioni che indicano chiaramente l’infinito, perché l’amore, la misericordia o è per sempre o non è.
E noi? Con i nostri poveri mezzi, con la routine che ci assale fatta di tante frustranti ripetizioni… noi come possiamo esercitare questa misericordia così grande ed esigente? Dare e ascoltare, o viceversa: ascoltare e dare. I figli, per esempio, chiedono costantemente misericordia ai padri e alle madri proprio come tutti la chiediamo a Dio; e la nostra risposta, la nostra disponibilità si ispira a quella incessante del Signore? Quanti capricci da ascoltare e correggere siamo disposti a sopportare? Quanti compiti e lezioni da affiancare e seguire con pazienza infinita? Siamo consapevoli che queste sono solo le minime avvisaglie delle infinite occasioni in cui chi abbiamo generato ci verrà a chiedere aiuto e a volte perdono? Anche con la moglie o il marito l’esercizio della misericordia può arrivare al superamento di sé: penso a chi ha saputo perdonare un tradimento e ha riaccolto chi era caduto in quella che potrebbe sembrare una fossa senza ritorno. La misura del perdono è sempre la misura di Dio. Oltre la porta di casa, poi, le occasioni di praticare misericordia sono infinite e sempre il segreto per non perdere slancio e stancarsi nella testimonianza è riconoscere di essere noi per primi dei “graziati”, immersi nell’amore del Signore: persone con risorse limitate ma che in forza dello Spirito, provano a imitare Gesù e sono in grado, con gioia, di fare cose grandi.

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