SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Avremo presto in Città un “cimitero per gli animali domestici”? Pare proprio di sì. O almeno è quello che vorrebbe il consigliere comunale Pasqualino Marzonetti che in tal senso ha presentato una mozione in Comune. Secondo quanto riportato da La Nuova Riviera, Marzonetti ha affermato: “È conclamata l’importanza anche sociale che oggi hanno gli animali domestici specialmente per quelle persone che vivono in condizioni di isolamento. Il rapporto che si instaura con gli animali domestici non è molto diverso da quello che si ha con una persona amata, tanto da costituire parte integrante delle famiglie”. Sempre secondo La Nuova Riviera “Marzonetti sottolinea infine come una risoluzione in tal senso risponda ad una necessità igienico-sanitaria, viste le innumerevoli sepolture fai da te”.

La notizia arriva a un solo giorno di distanza dal “Sì” della regione Lombardia alla tumulazione degli animali da compagnia (previa loro cremazione) insieme ai loro proprietari. Tali notizie impongono una riflessione sulla vita, sulla morte e sul rapporto che abbiamo con gli animali. Nulla da eccepire sul fatto che si possa rispondere a problemi di tipo tecnico-sanitario, come rilevato dallo stesso Marzonetti, ma non si tratta solo di questo.

È comunemente accettato il fatto che l’uomo abbia iniziato a seppellire i morti a partire dal paleolitico. A tale pratica si associa il culto dei defunti e la credenza che l’anima sopravviva alla morte corporale. La rivelazione cristiana ha arricchito questo senso di umana pietà con la certezza della resurrezione. Seppellire il corpo era per i primi cristiani un segno distintivo: infatti i pagani incenerivano i loro defunti. La conservazione del corpo del defunto era un chiaro richiamo alla fede nella resurrezione.

Oggi, al contrario, non pochi cristiani chiedono che al termine della vita il loro corpo sia cremato. Tale pratica, ad alcune condizioni, è anche accettata dalla Chiesa. Infatti il Catechismo della Chiesa n. 2301 afferma: “La Chiesa permette la cremazione, se tale scelta non mette in questione la fede nella risurrezione dei corpi”. A tal proposito si può anche leggere la recente istruzione “Ad resurgendum cum Christo”. Però non è forse un paradosso che mentre questa pratica si diffonde sempre di più fra gli esseri umani, allo stesso tempo per i nostri “amici a quattro zampe” si apre la via della sepoltura?!

La coscienza cristiana guarda con tenerezza alla natura e al mondo animale. La fede nel Dio Creatore ci porta a rispettare l’ambiente. Grandi Santi come Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi hanno visto nella natura uno straordinario dono di Dio. Indimenticabili sono le pagine che ci raccontano del Poverello d’Assisi che predica agli uccellini a Bevagna o che ammansisce il lupo a Gubbio. Si deve al santo monaco irlandese Cutberto di Lindisfarne la prima legge ambientalista a tutela di una specie di volatile: l’edredone. Papa Francesco ha chiamato la Terra la nostra “casa comune” e alla sua protezione ha dedicato l’enciclica Laudato si’. Eppure è lo stesso Papa Francesco che durante un’udienza del mercoledì (14 maggio 2016) ha affermato: “la pietà non va confusa neppure con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi; accade, infatti, che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli. Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno… Così non va”.

C’è un modo giusto, bello e buono di rapportarsi agli animali.

Dire però che questo rapporto non è molto diverso da quello che si ha con una persona amata e che addirittura gli animali sono parti integranti della famiglia è forse andare un po’ oltre: un cane è un’ottima compagnia, ma non è un fratello, un figlio o un marito. Non si hanno con esso legami di parentela e benché si possa volergli un gran bene e si possa provare una grande sofferenza per la sua morte (io stesso sono stato molto rattristato dalla morte del nostro cane), non è un essere umano al quale potersi rivolgere in maniera paritetica.

Al contrario si ha l’impressione che sempre più gli animali vengano trattati come esseri umani mentre gli esseri umani vengono trattati come animali. Può sembrare un’affermazione forte e spropositata, ma cosa si deve pensare quando l’articolo 8 comma 6 del “Regolamento comportamentale sulla tutela degli animali” del Comune di Roma afferma “E’ vietato separare i cuccioli di cani e gatti dalla madre prima dei 60 giorni di vita se non per gravi motivazioni certificate da un medico veterinario” e allo stesso tempo si permettono pratiche aberranti come quella dell’utero in affitto, non riconosciute dal nostro ordinamento, ma sostanzialmente tollerate?

Il fatto che in Lombardia d’ora in poi gli animali potranno essere tumulati con i loro padroni non ci riporta indietro nel tempo all’Egitto di 2500 anni fa? Non abbiamo l’impressione di vivere, per dirla col poeta Eliot, in una età che avanza all’indietro, progressivamente?

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2 commenti

  • Giovanna
    22/02/2019 alle 06:16

    Chi è l'autore di questo articolo? Non riesco a capirlo e mi piace dare un nome alle persone con cui parlo. Colui o colei che scrive, ha un cane o un gatto a cui è affezionato /a? Seppellire un animale è, come per tutte le sepolture, accettare l'idea della morte e di una vita oltre la morte. Non mi sembra che il Catechismo affermi che non ritroveremo, nell'amore di Dio, anche gli animali che ci hanno amato e che abbiamo amato. Personalmente lo trovo un pessimo articolo.

  • Marilena Concetti
    25/02/2024 alle 17:14

    Concordo con lei, signora.

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