Iva Mihailova

Dal 5 al 7 maggio Papa Francesco visiterà le comunità cattoliche in Bulgaria e Macedonia: un evento unico e speciale. Anche se numericamente si tratta di realtà piccole (circa 70mila fedeli in Bulgaria e 20mila in Macedonia) i cattolici locali custodiscono la loro fede da secoli. Per loro incontrare Francesco rappresenta un’occasione per confermare la fede e pregare per la pace nei Balcani, ma anche nel mondo.

Mons. Christo Proykov

Il passato comunista. Quando si parla della Chiesa in Bulgaria e Macedonia, per capire il contesto è inevitabile rievocare il passato comunista che ha segnato la storia dei due Paesi balcanici distruggendo le strutture ecclesiastiche e impedendo qualsiasi forma di apostolato. “Abbiamo vissuto un duro periodo ateista”, spiega mons. Christo Proykov, esarca apostolico e presidente dei vescovi bulgari: “Siamo partiti da zero, dovevamo ricostruire le strutture, e piano piano sono arrivate le nuove vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata”. In Bulgaria ci sono tre diocesi cattoliche, due di rito latino: la diocesi di Sofia-Plovdiv e quella di Nicopoli e l’Esarcato per i fedeli di rito bizantino-slavo. “Lavoriamo molto con le famiglie e i giovani”, spiega il presule, convinto che l’educazione nella famiglia cristiana sarà una garanzia per il futuro della Chiesa nel Paese. Per questo, “preghiamo i nostri martiri fucilati durante il regime comunista, tra cui il beato vescovo cattolico mons. Eugenio Bossilkov e altri tre padri assunzionisti”. Un altro protettore importante dei cattolici di Sofia è san Giovanni XXIII, papa Roncalli, che ha trascorso dieci anni in Bulgaria nella veste di visitatore apostolico. “La visita di Papa Francesco – afferma mons. Proykov – sarà sotto il motto ‘Pacem in terris’ richiamando l’omonima enciclica di Giovanni XXIII, molto stimato dai bulgari per il grande amore che ha nutrito sempre per la nostra patria e promotore instancabile del dialogo interreligioso nel Paese”.

Una terra di incontro. In effetti, in Bulgaria da secoli convivono in pace ortodossi, cattolici, musulmani, protestanti, armeni ed ebrei. “Questa tolleranza e accettazione dell’altro – osserva mons. Proykov – è stato il nostro contributo all’Ue, alla quale Sofia ha aderito nel 2007”. E nonostante il progresso arrivato grazie all’appartenenza europea, moltissimi giovani hanno deciso di emigrare in Europa occidentale. Il vescovo racconta che “ogni famiglia bulgara ha parenti all’estero e questo influisce anche sulla pastorale della Chiesa”. “Ora, la grande speranza dei cattolici bulgari sono i giovani – chiosa- che aspettano con vera gioia ogni appuntamento ecclesiale, gli incontri nazionali, le Gmg e quest’anno anche la visita del Papa”.

Il Papa a Sofia e Rakovski. Per ora il programma della visita di Francesco non è stato annunciato ma è certo che il Pontefice visiterà la capitale Sofia e la città di Rakovski, unico luogo in Bulgaria a maggioranza cattolica. “Tra i fedeli si percepisce grande gioia ed entusiasmo. I preparativi stanno già fervendo”, nota Proykov. In tutte le parrocchie è iniziata la recita di “una preghiera speciale” per il viaggio del Papa in sintonia con il motto “Pacem in terris”. L’augurio dell’esarca apostolico, dunque, è che si realizzino le ultime parole di questa preghiera: “Perché possiamo dimostrare con la nostra vita che la pace nella terra è possibile”.

In Macedonia. Anche in Macedonia i cattolici si preparano per l’arrivo di Papa Francesco con la preghiera. Nel giovane Paese balcanico, i fedeli sono suddivisi in 15mila di rito bizantino e 5mila di rito latino, guidati da un pastore unico: mons. Kiro Stoyanov, vescovo di Skopje per i cattolici latini ed eparca di Strumitza-Skopje per quelli di rito orientale. Lì unica tappa del viaggio è la capitale Skopje. “Il Santo Padre si recherà nella città natale e nella parrocchia dove è nata Madre Teresa”, ci dice mons. Stoyanov, convinto che “la presenza del Papa sarà un dono di Dio non solo per i cattolici ma anche per i fedeli delle altre confessioni e per tutto il popolo macedone”. A suo avviso, la visita “sarà di grande incoraggiamento per i fedeli in Macedonia che potranno riconfermare la loro fede e l’adesione al successore di Pietro”. Il viaggio – aggiunge – “rappresenterà sicuramente un segno di speranza e di pace per ogni macedone”. “Dobbiamo trasformare questa occasione – chiosa il presule – in un’opportunità per promuovere la pace e la collaborazione tra i diversi membri della società per il bene del Paese”.

Una comunità in crescita. “Non a caso Papa Francesco ha riconosciuto di recente che la Chiesa cattolica in Macedonia ha realizzato un passo di crescita nella fede – continua il vescovo di Skopje – proclamando l’elevazione dell’Esarcato per i cattolici di rito bizantino in Eparchia”. E mons. Stoyanov è stato nominato primo eparca della nuova denominazione ecclesiastica. A suo avviso, “il gesto del Papa è un incoraggiamento per i fedeli macedoni, questo “piccolo gregge”, perché “custodiscano la fede dei loro padri e testimonino il Vangelo con una vita cristiana coerente”. Mons. Stoyanov ricorda la storia della Chiesa cattolica in questa terra, “intrisa di sofferenza e martirio ma anche il grande impegno del clero e dei laici a rimanere uniti alla Chiesa di Roma”.

“Non avere paura, piccolo gregge”! Il motto per il viaggio in Macedonia è “Non avere paura piccolo gregge” e se guardando da fuori, 20mila cattolici possono sembrare pochi, dietro i modesti numeri si nasconde un’attività notevole, il cui motore è la nuova generazione di giovani sacerdoti locali. “La nostra comunità è molto compatta e vivace grazie all’unità e la collaborazione tra sacerdoti, religiosi e fedeli”, osserva il vescovo, citando le parole di Benedetto XVI: “Non è importante quanti siamo ma come siamo”. Mons. Stoyanov assicura che “Papa Francesco troverà in Macedonia una Chiesa che cerca di rispondere alle sfide dell’uomo contemporaneo, una Chiesa che vuole raggiungere le periferie e accogliere tutti senza esclusione di nessuno, una Chiesa aperta all’ecumenismo e al dialogo interreligioso che non guarda alle differenze religiose, nazionali, ideologiche o politiche”.

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