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Politica, l’importanza dell’informazione

Stefano De Martis

Difficile dar torto all’Eurispes quando – descrivendo l’Italia come il Paese del “Ni” – afferma che “sul piano istituzionale, mai, nella storia recente, si erano potute osservare una tale ‘capacità di indecisione’, una così grande confusione di ruoli e di responsabilità, una così netta scissione tra dichiarazioni, annunci e fatti”. Forse si può essere un po’ meno assoluti sul pregresso, se è vero che da decenni circola la fulminante battuta (attribuita a Ennio Flaiano, ma in realtà di Mino Maccari) sugli italiani “indecisi a tutto”. Ma l’Eurispes si riferisce in particolare alla politica nazionale e il quotidiano spettacolo a cui si assiste è oggettivamente di una confusione estrema. “Le scelte non sono mai chiare”, sono soggette a continui “cambiamenti e capovolgimenti”, per citare ancora il 31° Rapporto Italia dell’istituto di ricerca.
Il livello di questa confusione è tale che alcuni analisti hanno cominciato a ipotizzare che essa non sia l’effetto collaterale dell’inesperienza (e anche dell’incompetenza) di una buona parte della nuova classe dirigente, ma il frutto di una precisa strategia. Le due spiegazioni, a ben vedere, non si escludono reciprocamente. È la stessa cronaca politica a mostrarci come l’improvvisazione conviva con il perseguimento ostinato e sistematico di alcuni obiettivi a fini di consenso (la gestione dei migranti è il caso più eclatante) che nel caos complessivo finiscono per imporsi nell’agenda delle preoccupazioni collettive.
Su entrambi i versanti, tuttavia, l’approccio di fondo è lo stesso. È ancora l’Eurispes a sottolineare come le grandi questioni che attraversano la vita del Paese siano affrontate la superficialità dettata dai tempi della comunicazione. “Ogni argomento, anche se di grande rilevanza, viene affidato ad uno spot, a uno slogan, a un tweet” e “il dibattito pubblico risulta immiserito a causa del declino della cultura dell’ascolto, del rispetto dell’altro da sé e dalla mancanza di un’idea di comunità e di un senso stesso dello Stato”.
Tra meno di un mese sarà trascorso un anno dalle elezioni politiche ed è come se la campagna elettorale non si fosse mai interrotta. Adesso si riparte con due elezioni regionali e già tutti gli sguardi sono puntati sul voto europeo di maggio. Inutile sperare in una fase di decantazione, anche perché non c’è alcun interesse a dare all’opinione pubblica la possibilità di riflettere, di valutare in modo non emotivo.
Ma se “dall’alto” questo interesse non c’è, anzi, è “dal basso” che i cittadini devono attivarsi per riconquistare la possibilità di un confronto razionale, serio, realmente libero e pluralistico. In questa prospettiva è fondamentale il ruolo dell’informazione. Non è un caso che proprio l’editoria indipendente, quella legata ai territori e alle esperienze sociali, sia stata così duramente penalizzata nelle scelte economiche del governo. Sostenerla è una scelta di libertà e responsabilità che ciascuno può compiere con il gusto dell’autonomia.