M. Chiara Biagioni

“Questo viaggio è un riflesso della scelta del nome di Francesco. A ottocento anni dall’incontro di san Francesco con il Sultano d’Egitto, il Papa ripercorre come messaggero di pace la stessa via del santo poverello di Assisi e dà prova dello stesso coraggio”. Teologa musulmana di origine iraniana, Shahrzad Houshmand Zadeh parte dallo “Spirito di Assisi” per spiegare il viaggio – il primo di un Pontefice – negli Emirati Arabi. Lunedì 4 febbraio, il Papa prenderà parte alla “Conferenza globale sulla fratellanza umana”, organizzata dal “Muslim Council of Elders”, un organismo internazionale indipendente con sede appunto ad Abu Dhabi che fa capo al Grand Imam di al-Azhar, lo Sceicco Ahmed El-Tayeb. Alla Conferenza parteciperanno esperti, intellettuali e soprattutto leader islamici, cristiani e anche ebrei per affrontare insieme una serie di tematiche essenziali per redimere i conflitti purtroppo in atto: l’estremismo religioso ed etnico; la questione della cittadinanza delle minoranze; la cooperazione tra Est e Ovest per la pace e la sicurezza globale; il ruolo delle religioni nella promozione di una cultura della pace e della fraternità.

Professoressa Houshmand, cosa spinge Francesco a gettare ponti così lontani?
In questo momento storico, false teorie dello scontro tra le civiltà mirano a mettere i popoli e le religioni gli uni contro gli altri. Il Papa vuole sfatare queste teorie. In Egitto, il Papa disse che l’unica alternativa all’incontro tra le civiltà è lo scontro tra le inciviltà. E nell’ultimo incontro delle religioni per la pace ad Assisi, erano 26 i leader del mondo islamico presenti: lo hanno atteso in piedi per salutarlo e dichiarargli la loro fratellanza. In quella occasione, Mohammad Sammak, segretario del Gran Mufti del Libano, si fece loro portavoce e disse: “Questo uomo, Papa Francesco, oggi è un maestro spirituale universale”. Con la sua grande umiltà,altro segno particolare del poverello di Assisi,

Papa Francesco opera una evangelizzazione efficace e inedita anche verso il mondo musulmano.

Perché Francesco è così interessato all’Islam?
Non penso che abbia un interesse particolare o strategico. Sulla scena mondiale, in questo momento storico, il Papa è l’attore più coraggioso contro la guerra. E lo è proprio perché sta sfatando la falsa teoria che giustifica molte guerre oggi, fondata sulla creazione del nemico che oggi è il musulmano e l’immigrato. Il sociologo Stefano Allevi afferma che oggi è l’uso delle parole ad aiutare in modo molto efficace la creazione del musulmano come nemico.

Un elenco di parole come immigrato, ignorante, stupratore, terrorista

che contribuiscono a creare una grande paura nella mentalità in Occidente. Per questo, credo, che Papa Francesco insista ad andare verso l’Islam. Si accosta a questo mondo con atteggiamento paterno, di chi sa vedere il positivo. Colui che ha una fede autentica, non ha paura di valorizzare le bellezze dell’altro. Questa pedagogia positiva fa sì che esca dall’altro, anche se è un lupo, il meglio di sé. Vorrei poi aggiungere un’altra cosa: Papa Francesco vede l’origine del Male nella povertà e nell’ignoranza e mette in guardia: dove c’è la povertà, gli estremismi attecchiscono di più.

La lotta all’estremismo figura tra i temi che verranno affrontati alla “Conferenza globale sulla fratellanza umana”. Spesso si ha l’impressione però che questi incontri siano solo dei palcoscenici. Lei pensa davvero che possano risolvere o quanto meno attutire i mali del mondo?
Le parole vere e autentiche sono come lanterne. La loro luce è piccola ma

la fisica ci spiega che una minima porzione di luce viaggia lontano e illumina una grande stanza.

Questi incontri – visto che hanno una intenzione spiritualmente autentica – sicuramente illuminano il cammino dell’essere umano. Non penso quindi siano soltanto delle formalità, soprattutto perché a promuoverli e a parteciparvi, ci sono persone autentiche che credono e vogliono creare una civiltà basata sull’umanità e sulla spiritualità, a favore della famiglia umana.

Con quale ottica queste iniziative vengono sostenute dal mondo musulmano?
Questo incontro mi fa ricordare un versetto del Corano, il 114, che parla del dialogo. “Non vi è nulla di buono nella maggior parte dei loro dialoghi, salvo quando uno ordina una carità o una buona azione o a mettere pace fra le genti. A chiunque lo fa, cercando il compiacimento di Dio, daremo presto una ricompensa enorme”. Papa Francesco nel suo cammino verso Abu Dhabi, fa esattamente questo. I musulmani leggono questo suo viaggio in questa ottica del Corano e lo accolgono con grande cuore.

Cosa sta dicendo al mondo – musulmano e cristiano – Papa Francesco, andando ad incontrare l’Islam in terra araba?

Mette in evidenza la centralità dell’uomo e la linfa della vera religiosità che è il servizio all’essere umano.

E vuole sfatare la creazione di un nuovo nemico. Francesco ci chiede di riflettere sul fatto che la creazione del nemico dal volto dell’altro, ci ha già portati alle grandi guerre che hanno causato nella prima guerra mondiale 30 milioni di morti e nella seconda 60 milioni. Per fare una guerra ci vuole sempre il volto dell’altro creato come il nemico. Papa Francesco ci dice: oggi ci stanno mettendo davanti un altro volto del nemico che è quello del musulmano, dell’immigrato, del diverso da me. E vuole sfatare questa idea per portare l’umanità verso un vissuto di pace e di fratellanza. È d’altronde l’unico comandamento lasciato da Gesù: amatevi gli uni gli altri. Ma Gesù lo chiedeva solo ai suoi seguaci? Solo ai cattolici, solo ai cristiani o Gesù lo chiedeva per l’intera umanità?

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