Michele Falabretti

È sbarcato il Papa a Panama e il clima è subito cambiato. Non che non fosse caldo prima, sotto tutti i punti di vista. Già da un paio d’ore prima che le ruote dell’aereo toccassero terra, in città si percepiva il fermento dell’attesa che traspariva anche dai discorsi: non conosco lo spagnolo, ma la parola “Papa” era sulla bocca di tutti.
Ovviamente anche il Papa è sceso stanco dall’aereo: il fuso orario è impegnativo per chiunque. Ma è sempre bello vedere come il suo volto, man mano attraversa le ali di folla ai lati della strada, si illumina e si carica sempre di più. È un’immagine da ricuperare:

il passaggio del Papa richiama quello di Gesù tra la folla o quello di Pietro che con Giovanni va al tempio. Ma dovrebbe essere il passaggio di ogni cristiano nella storia.

Offrire ciò che si ha nel cuore, il vangelo. Ricevere ciò che è donato. È questo lo scambio che rende fecondo il cuore e la vita di tutti.
Due note stanno caratterizzando queste ore. Da una parte la delusione delle famiglie che avevano dato la disponibilità ad accogliere pellegrini e non ne hanno avuti perché non sono arrivati. Questo ci ricorda quanto siamo stati attesi e desiderati. Si arriva a una sorta di “disperazione”: ogni domenica, per due anni, in parrocchia hanno sentito dire del bisogno che si aprissero le case per l’accoglienza dei pellegrini. Certo,

il passaggio di questi giorni è una “migrazione rapida”, meno problematica di quella di cui si parla quotidianamente.

Ma un cuore che accoglie è diventato per noi una notizia: possibile?
La seconda nota è l’incontro per strada con i giovani del Venezuela: le loro guance si rigano di lacrime. Per quanto la storia produca sempre tragedie, non è abitudine vedere giovani che piangono alla Gmg. Nelle loro parole e nei loro occhi c’è il dramma e la preoccupazione di un popolo, anche se molti sono qui già da qualche anno (a proposito di migrazioni…). Li portiamo nel cuore sapendo che la carezza di una preghiera è tutto ciò che abbiamo. E che in questo momento possiamo offrire.

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