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“Lettere al giornale”, dialogo-interreligioso: Come bisogna comportarsi con i fanatici musulmani che non vogliono dialogare?

DIOCESI – La redazione del giornale diocesano L’Ancora ha deciso di ampliare la rubrica il “Teologo Nicola Rosetti risponde“, facendo nascere il nuovo spazio: “Lettere al giornale”.
La redazione cercherà di offrire così un maggior servizio ai lettori, in quanto altri esperti, della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, si alterneranno con il Teologo e giornalista Nicola Rosetti.

Domanda del lettore: “Vi contatto, per rivolgervi un quesito sul dialogo-interreligioso. Io penso che, confrontarsi con le altre religioni, sia importante! Dunque vi domando: In quale modo va fatto questo dialogo? E su quali tematiche è necessario dialogare? E inoltre: Come bisogna comportarsi con i fanatici musulmani, che non vogliono dialogare? Perchè nemmeno è giusto rinunciare alla propria fede!”

Risposta di Don Vincent Ifeme, teologo e direttore dell’Ufficio Ecumenico della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto

Come Lei ha sottolineato, con dialogo interreligioso, s’intende il dialogo fra le persone di diversa fede o religione.
La base comune è la “dimensione religiosa”, considerando la “religione” come distinzione del sacro dal profano, il legare insieme umano e divino nella ricerca delle risposte alle grandi domande esistenziali che ci accomunano. Questo atteggiamento vuole dire riconoscere inscritta nella persona la scoperta e la condivisione dei diversi modi della manifestazione del “sacro” nelle diverse culture ed epoche per poter in qualche modo illuminare l’oscurità dell’esistenza umana. Concretamente, il dialogo interreligioso può portare le diverse fedi religiose alla cooperazione nei valori condivisi: per la difesa e la promozione dei diritti umani, per la dignità della persona, l’impegno per la pace, la giustizia, la custodia del creato, ecc.

Dunque, il modo di dialogo si basa sul principio di dialogo in generale: verità, tolleranza, rispetto e l’apertura nella ricerca sincera di un terreno comune.

Questo terreno comune si trova nei valori condivisi, sopra elencati.

Con chi non vuole dialogare, bisogno rispettare anche la sua libertà ma le nostre azioni e non solo parole, potrebbero diventare una testimonianza più eloquente della nostra fede, magari anche  più convincente.

Dialogare non significa rinunciare alla propria identità ma purificare sempre di più la propria espressione della risposta al divino (il Sacro).