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Vescovo Bresciani: “Il mondo fatto solo di divertimento, di evasione e di rinuncia alla responsabilità è solo quello di Pinocchio”

DIOCESI – Lunedì 31 dicembre alle ore 18.00 il Vescovo Carlo ha celebrato la Santa Messa con la quale si è ringraziato Dio per i doni ricevuto in questo anno. Hanno concelebrato col Vescovo Carlo i sacerdoti del Capitolo della Cattedrale e altri presbiteri. La liturgia è stata animata dal coro parrocchiale. Al centro dell’omelia, che pubblichiamo integralmente diseguito, il tema dell’uso del tempo, quello della libertà e quello dell’e ergenza educativa. Durante la celebrazione è stato cantato l’inno di ringraziamento “Te Deum”.

“Si chiude un altro anno civile; quello liturgico l’abbiamo chiuso con l’inizio dell’avvento. Si tratta di scansioni del tempo che hanno al loro centro esigenze diverse: quello liturgico il mistero di Cristo nel tempo, quello civile l’organizzazione della vita sociale. Modi diversi di segnare il tempo che scorre, ma in sé convergenti nel fatto che Signore del tempo non è comunque l’essere umano, ma Dio e del tempo che ci è dato dovremo risponderne a Lui”.

Con queste parole il Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani ha aperto la sua omelia in occasione della celebrazione eucaristica con il canto del Te Deum, tenutasi ieri, lunedì 31 dicembre, presso la Cattedrale Madonna della Marina.

Il tempo liturgico rimanda a Dio, che nel tempo rivela il suo amore in Gesù Cristo; – ha osservato il Vescovo –  il tempo civile al fatto che l’organizzazione della società è affidata all’essere umano, ma di come la società viene organizzata dobbiamo comunque risponderne a Dio. È per questo che anche l’anno civile vogliamo chiuderlo davanti a Dio, ringraziandolo per tutto quanto di bene ci ha donato e pregandolo, perché il dono del tempo che egli ci fa con il nuovo anno non venga sprecato.
Nel tempo noi tutti costruiamo nel bene e nel male la nostra vita; possiamo farlo con Dio, senza di lui o addirittura contro di lui. Il risultato non è però lo stesso, né per noi né per coloro con i quali condividiamo il tempo della vita. Il tempo che scorre veloce anno dopo anno ci ricorda che non abbiamo a disposizione un tempo infinito, ma solo un breve tratto, e che, quindi, saggezza vuole che non lo sprechiamo e ne facciamo un uso tale da portare frutti buoni e positivi per noi e per gli altri.
Da cristiani non abbiamo una concezione magica del tempo né in senso negativo (porta solo male e disastri), né in senso positivo (andrà comunque sempre bene): sappiamo invece che esso è affidato alla nostra responsabilità. Ciò significa che non possiamo limitarci a lasciar passare il tempo, ma dobbiamo educarci a renderlo fecondo di bene per noi e per gli altri: convinzione tutt’altro che scontata. Questo ci esorta a non rimandare scelte e decisioni, ad assumere in pieno la nostra responsabilità fuggendo da false illusioni che tutto poi comunque si sistemerà al meglio da solo. Questa è la vera, e tragica, illusione di chi non si preoccupa, con scelte precise, di dare alla propria vita, e a quella dei propri figli, finalità che resistano alla prova del tempo.
Sì, perché la vita va educata e il tempo ci è dato perché lo facciamo. L’aver in gran parte dimenticato questa verità, così semplice e così fondamentale, ha portato a quella che viene chiamata l’emergenza educativa che deriva dal pensare che educare significhi semplicemente accontentare, semplificare ed evitare responsabilità di scelte a volte anche faticose. Il mondo fatto solo di divertimento, di evasione e di rinuncia alla responsabilità è solo quello di Pinocchio, che però poi si trova asino comperato da un circo e in balia di pagliacci. Il coraggio di educare è atto eminente di carità e per educare bisogna dire anche dei no a se stessi e agli altri. Dio ci educa anche e soprattutto attraverso i comandamenti, perché la vera libertà si nutre ed è difesa dalla regola. Educhiamo la nostra vita mettendole anche dei limiti; ci educhiamo a vivere insieme mettendoci anche dei limiti che non devono essere oltrepassati; educhiamo i nostri figli mettendo loro anche dei limiti, perché non vengano distratti dalla meta della loro vita e possano così costruire una vita buona.
Sappiamo che l’educazione della vita non è fatta solo di cose conosciute e studiate, ci si educa, e si educa, attraverso scelte e rinunce coraggiose, imparando a dominare paure, desideri e impulsi. Il saper vivere non dipende solo dal saper fare materialmente questo o quello o dalla quantità di nozioni che si sono accumulate, ma dalle scelte buone che si è imparato a fare.
Sono queste le prime buone opere che devono riempire il tempo della nostra vita e, se vogliamo e dobbiamo essere educatori, dobbiamo aiutare a fare queste scelte e ad assumersene la responsabilità senza scaricarla su altri, anche quando al momento ciò sembra costarci molto. In caso contrario, saremo sempre insoddisfatti della nostra vita, educheremo noi e i nostri figli all’eterna insoddisfazione e a pretese assurde che nessuno potrà mai soddisfare. Non esiste un mondo in cui uno possa pretendere tutto da tutti esimendosi dalla responsabilità delle proprie scelte e dal proprio personale impegno e contributo.
Dio ci dona il tempo, perché possiamo in esso esercitare la nostra responsabilità verso noi stessi, verso gli altri e vero la comunità nella quale viviamo; una responsabilità che non può che essere esercitata nella ricerca di ciò che è veramente bene. E bene è ciò che resiste alla prova del tempo, perché il tempo è un grande galantuomo nello sfatare le illusioni e le false promesse che facciamo a noi stessi e ai nostri figli. Veramente bene è tutto ciò che aiuta a costruire relazioni sincere, positive e soprattutto durature tra noi, senza delle quali non c’è organizzazione della società che tenga, per quanto tecnologicamente sviluppata e ricca economicamente.
Mentre questa sera vogliamo ringraziare Dio per il tempo che ci ha donato e che vorrà ancora donarci, siamo anche sollecitati a fare una breve verifica di come abbiamo usato e valorizzato il suo dono, non tanto per deprimerci o per esaltarci inutilmente, quanto per fare un passo ulteriore nella via della saggezza della vita, avendo una certezza: Dio ci accompagna su questa strada e non ci lascia mai soli.
Canteremo fra poco il Te Deum laudamus e lo faremo con il cuore pieno di gioia anche se abbiamo constatato le nostre mancanze.
Te Deum laudamus anche nelle nostre povertà e miserie umane, perché il tuo amore per noi non viene meno a causa di esse. Te Deum laudamus per il tempo della vita che ci hai donato e vorrai ancora donarci. Te Deum laudamus, sempre, finché alla fine del tempo della vita ci incontreremo con te e, vedendoti faccia a faccia, speriamo di poterci unire alla lode eterna di tutti i santi. Comunque e sempre Te Deum laudamus”.