La Rete amazzonica d’informazione socioambientale georeferenziata (Raisg) ha presentato la prima mappa delle miniere illegali del territorio amazzonico, a partire dalle immagini satellitari e dalle notizie pubblicate sulla stampa. Lo studio “Amazzonia saccheggiata” prende in esame 7 milioni di chilometri quadrati di foresta e cerca di misurare l’impatto di tale attività estrattiva sulle aree naturali protette dei territori indigeni. Si trova online all’indirizzo https://mineria.amazoniasocioambiental.org/.
Tra le 245 aree di estrazione rilevate, 132 si trovano in Brasile (principalmente nella regione del fiume Tapajós) e 110 in Perù nella regione Madre de Dios, mentre tre sono in Bolivia. Dallo studio emerge che Madre de Dios, è il settore amazzonico più degradato, a causa dell’estrazione dell’oro. L’indagine ha rilevato che, su 649 aree naturali protette, 55 hanno punti di estrazione o insediamenti illegali attivi all’interno dei propri confini e che 41 aree protette subiscono danni indiretti, perché l’attività illegale è presente nelle zone cuscinetto o ai loro confini. Ancora, dei 6.207 territori indigeni situati nei sei paesi, 78 presentano attività minerarie nel loro ambiente. La maggior parte di questi territori indigeni (64) si trova in Perù, soprattutto a causa dell’aumento del prezzo dell’oro.

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