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DIOCESI – “Ancora una volta la liturgia pone davanti alla nostra contemplazione l’opera di Dio per la salvezza di ogni essere umano e lo fa con questa solennità dell’Immacolata concezione di Maria, solennità particolarmente cara a tutti i fedeli e specialmente a noi sanbenedettesi anche per il voto fatto nel 1855 e in seguito fedelmente sempre mantenuto.”

Con queste parole il Vescovo della diocesi di San benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani ha aperto la sua omelia in occasione della celebrazione in onore della dell’Immacolata Concezione, tenutasi sabato 8 dicembre presso la Cattedrale Madonna della Marina.

Vescovo Bresciani: “Maria ci dice che prima ancora di ogni peccato dell’uomo, esiste la grazia di Dio, il suo amore indefettibile per ciascuno di noi. Maria rappresenta il progetto del Paradiso che precede qualsiasi “valle di lacrime” che l’essere umano genera quando si allontana da Dio, come hanno fatto Adamo ed Eva. L’amore di Dio non si spegne per il peccato dell’uomo, ne è ferito certamente, ma non si arrende mai e viene in cerca di noi. Lo ha fatto molte volte e in molti modi, da ultimo l’ha fatto con Maria preparando in lei, con la sua libera adesione, la dimora del Figlio suo Gesù Cristo.

L’Immacolata ci fa confidare nella forza radicale dell’amore di Dio che ci indica la strada del bene, della verità e della giustizia come l’unica capace di vincere, con la grazia di Dio, le forze della malizia, della menzogna e dell’oppressione. Non esiste alcuna situazione umana e sociale irreversibile, poiché, come mostra l’Immacolata, la grazia è più fondamentale di qualsiasi male e peccato. Per quanto ci sia di corruzione nel mondo, tutto può essere redento e portato al suo vero senso: il servizio della comunità umana. Il male non è legato alle strutture umane, è radicato nel cuore dell’uomo da cui quelle strutture sono generate, ed è solo a partire dal cuore che può essere vinto.

Maria Immacolata è per i cristiani un modello che non scoraggia per la sua superiorità rispetto a noi (modello di santità impossibile), non è mai stata fonte di scoraggiamento per questo, ella invece ci spinge a realizzare nello Spirito Santo quell’ideale di comunione ecclesiale che corrisponde al disegno di divino di salvezza. Il suo “sì” colma il fossato tra Dio e l’uomo che i progenitori hanno scavato quando, non fidandosi di Dio, lo hanno rifiutato, pensando così di trovare la loro libertà. Ella dice il suo “sì” al Signore e diventa così il tempio vivente di Dio. Ella non vede Dio come un rivale dell’uomo, un Dio che toglie all’uomo la libertà per cui bisogna dirgli di no per essere liberi (è la grande illusione che sempre minaccia l’uomo di ogni tempo a causa del peccato che è in lui).

Disse Benedetto XVI: “Questo dobbiamo piuttosto imparare nel giorno dell’Immacolata: l’uomo che si abbandona totalmente nelle mani di Dio non diventa un burattino di Dio, una noiosa persona consenziente; egli non perde la sua libertà. Solo l’uomo che si affida totalmente a Dio trova la vera libertà, la vastità grande e creativa della libertà del bene. L’uomo che si volge verso Dio non diventa più piccolo, ma più grande, perché grazie a Dio e insieme a lui diventa grande, diventa divino, diventa veramente se stesso. L’uomo che si mette nelle mani di Dio non si allontana dagli altri, ritirandosi nella sua salvezza privata; al contrario, solo allora il suo cuore si desta veramente ed egli diventa una persona sensibile e perciò benevola ed aperta” (omelia dell’8-12-2005).

Se contempliamo veramente l’Immacolata comprendiamo che in Dio diventiamo veramente più liberi e non ci chiudiamo più in noi stessi ogni volta ci viene chiesto qualcosa per il bene della comunità. Il “sì” al Dio dell’amore la fa partecipare al suo mistero di vita infinita, divenendo fonte di libertà nell’apertura agli altri. Ogni forma di chiusura al bisogno di salvezza altrui non è da Dio e non è costruttivo di alcuna comunità umana e cristiana. Più l’uomo è vicino a Dio, più vicino è anche agli uomini e viceversa.

Maria è protettrice di noi esseri umani, per questo anche i sambenedettesi si sono rivolti a lei nel pericolo della peste, perché essendo essa totalmente presso Dio, è anche vicina a noi uomini, per questo può essere “la madre di ogni consolazione e di ogni aiuto., una madre alla quale chiunque può osare rivolgersi nella propria debolezza e nel proprio peccato, perché ella ha comprensione per tutto” (Benedetto XVI).

Maria si rivolge oggi a noi esortandoci a camminare sulla strada sicura che lei ha accettato di percorrere con Dio. Ecco cosa ci dice: “Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro!… Allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia e illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!” (Benedetto XVI).

Tra poco ci metteremo in cammino, processionalmente, dietro a Maria: vogliamo dirle che con lei vogliamo camminare, come lei fidarsi di Dio e osare rischiare la bontà diventando sempre più benevoli e aperti, pronti a collaborare con Dio per il bene di tutti, soprattutto di chi è più nel bisogno, come ha fatto lei, quando ha detto di sì a Dio”.

Al termine della celebrazione è partita dalla cattedrale la processione che attraversando via Pizzi, via Gramsci, via Crispi, via Fileni e via Voltattorni è giunta alla chiesa di San Benedetto Martire al Paese Alto.

Lungo il tragitto si sono alternati le preghiere e i brani musicali eseguiti dalla Banda Cittadina, mentre le meditazioni sono state tenute dal padre passionista Piero Berti. Le vie del centro e quelle del Paese Alto sono state addobbate a festa con le tradizionali bandierine e le luminarie per accogliere l’immagine della Vergine, salutata dal suono delle campane della città. Tanti i fedeli e di semplici curiosi che si sono fermati per rendere omaggio a Maria. Il simulacro della venerata immagine della Madonna è stata accolta in chiesa dal fragoroso applauso dei fedeli, colmi di commozione in questa festa così sentita nella nostra città.

Nella chiesa di San Benedetto Martire, particolarmente gremita per l’occasione, è stato rinnovato il voto cittadino fatto nel 1855 dall’amministrazione comunale di San Benedetto per implorare dalla Madonna la fine del colera.

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