M.Michela Nicolais

“Tutti siamo chiamati a contrastare la produzione, l’elaborazione e la distribuzione della droga nel mondo. È dovere e compito dei governi affrontare con coraggio questa lotta contro i trafficanti di morte”. È l’appello del Papa ai partecipanti al convegno che si è svolto nei giorni scorsi in Vaticano su “Droga e dipendenze: un ostacolo allo sviluppo umano integrale”, promosso dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale della Santa Sede. “L’uso della droga causa gravissimi danni alla salute, alla vita umana e alla società”, il grido d’allarme di Francesco, che ha stigmatizzato in particolare la “schiavitù” di cui sono vittime molti giovani che frequentano la rete. “Dalle tossicodipendenze, cioè le dipendenze da sostanze, ai fenomeni che portano dipendenze, come quelli derivati da Internet”: così Nicolò Pisanu, presidente dell’Istituto superiore universitario di scienze psicopedagogiche e sociali “Progetto Uomo” (Ipu) della Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict), tra i relatori del convegno, sintetizza l’evoluzione del fenomeno negli ultimi decenni, in cui oltre a quello di eroina – rientrata prepotentemente in un mercato dal quale sembrava essere quasi sparita – e di cocaina è aumentato “il consumo di cannabis e di psicofarmaci, nascosti ma molto diffusi, che sono la radice di altre dipendenze”.

Quale fotografia è emersa dal convegno? Ci sono nuove emergenze da affrontare, e quali?
Il primo elemento emerso in maniera eclatante dai nostri lavori è che

le dipendenze in generale sono diffuse ormai in modo pandemico, ma nel contempo l’attenzione su di esse è calata.

È entrato in crisi, infatti, il tessuto connettivo sociale delle dipendenze: soprattutto certi governi, o particolari partiti politici, puntano più sulla risposta singola che su interventi da parte dello Stato o di etica sociale. Poi c’è la crisi economica, sociale e culturale, che incide fortemente sull’aumento di ogni forma di emergenza, non soltanto quella da sostanze. È ormai dimostrato scientificamente che più si va verso una situazione di crisi e di povertà, più la gente è tentata a cercare la fortuna: un esempio per tutti,

il gioco d’azzardo, l’emergenza più diffusa perché è alla portata di tutti e non si presenta immediatamente come una dipendenza.

Una volta si andava al casinò, ora basta entrare in un tabaccaio e prendere un “gratta e vinci”. Senza contare la diffusione via Internet, ancora più pervasiva.

Le dipendenze da sostanza, oltre alle forme “classiche” dell’eroina e della cocaina, registrano un aumento del ricorso alle sostanze psicoattive, come le anfetamine, e danno luogo alla figura dei “policonsumatori”. Come arginarle?
Come ha denunciato il Papa nel suo discorso, è tutto collegato al clima educativo, ad una società che in quanto a valori morali si sta sempre più deteriorando. Non si mandano più determinati messaggi, decadono certi stili comportamentali e valoriali che vengono messi da parte. Ciò produce conseguenze gravissime soprattutto sui giovani, che diventano giovani “vuoti”’, cioè svuotati dal nichilismo, dal consumismo e dal relativismo imperante.

Durante il convegno si è parlato anche di “craving”. Che impatto ha questo fenomeno sui giovani e sui meno giovani?
Il “craving” è il meccanismo che sta alla base di ogni dipendenza. Paradossalmente, noi tutti siamo predisposti alle dipendenze: abbiamo un apparato neuronale che può prestarsi alla manipolazione delle dipendenze. Basti pensare al circuito della ricompensa, che può essere strumentalizzato, in negativo, per le dipendenze, e non per una sana gratificazione che appartiene alle esigenze di ogni essere umano.

Il “craving” è una delle conseguenze dell’ideologia del consumismo, che può produrre conseguenze distruttive.

Tra i pericoli che minacciano soprattutto, ma non solo, i più piccoli c’è il “dark web”. Sono necessarie più avvertenze per i “naviganti”?
Anche qui il piano educativo è fondamentale. Bisogna affrontare in primo luogo la questione dell’educazione dei genitori, tramite una sinergia tra i diversi agenti educativi che coinvolga tutte le figure adulte significative per i ragazzi e i giovani – a partire dai genitori e dagli insegnanti – attraverso percorsi specifici di educazione all’uso di Internet, che preveda l’utilizzo delle straordinarie potenzialità positive ma anche la consapevolezza dei rischi in cui è più facile imbattersi.

La nuova “mappa” delle droghe e delle dipendenze esige cambiamenti di approccio anche sul piano terapeutico degli interventi di recupero?
La strada del contrasto alle doghe non passa tanto dal “tamponare” l’emergenza, ma deve mirare alla prevenzione, attraverso l’educazione, e all’individuazione di nuove tipologie di intervento, in un panorama di dipendenze in continua evoluzione. Durante il convegno c’è stato ampio spazio per il confronto: non si è trattato di un congresso scientifico, più che individuare nuove soluzioni si è cercato di fare il punto su ciò che già abbiamo a disposizione, segnalando i punti critici e le esperienze positive.

L’Italia, rispetto al resto d’Europa, possiede una rete di servizi molto strutturata, con diverse tipologie d’intervento, ma la normativa è ferma a trent’anni fa. Il problema è l’assenza di fondi statali e la mancata sinergia tra il privato sociale e lo Stato.

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