«Siamo fortemente preoccupati dagli effetti del Decreto Sicurezza sulle vite dei nostri fratelli immigrati che vivono nelle nostre case famiglia e famiglie aperte. Il rischio, già tangibile in questi primi giorni dall’entrata in vigore, è far piombare i migranti nell’irregolarità, recidendo i tanti percorsi di integrazione e rinascita cui stiamo assistendo nelle nostre case. In particolare rischiano forme di esclusione sociale i migranti più vulnerabili». È quanto dichiara Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, in merito al Decreto Sicurezza promulgato ieri.

«Associare il fenomeno migratorio esclusivamente a quello della sicurezza — continua Ramonda — non solo è fuorviante ma rischia di sdoganare sentimenti di rifiuto e odio verso gli stranieri.Proponiamo che sia ripristinato il decreto flussi, che rappresenta il canale di ingresso regolare per lavoro in Italia, previsto dall’art. 22 D.lgs. 286/98, la cui applicazione è stata bloccata negli ultimi anni. A questo si dovrebbe reintrodurre il sistema dello sponsor, a chiamata diretta, anche da parte di privati per l’inserimento nel mercato del lavoro del cittadino straniero».

La Comunità Papa Giovanni XXIII è da sempre in prima linea nell’accoglienza e integrazione dei migranti. Sin dagli anni ’90 il fondatore, don Oreste Benzi, fu precursore nella lotta di liberazione delle ragazze schiavizzate ai fini della prostituzione.

Per il Presidente la migrazione è un fenomeno che va regolamentato, non può semplicemente essere negato. «Occorre pertanto aumentare la quota percentuale del PIL destinato alla cooperazione allo sviluppo — conclude — e favorire i canali di ingresso sicuri e legali, tra cui i corridoi umanitari, per promuovere una reale ed efficace integrazione».

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