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Caritas San Benedetto del Tronto: “Torna il Natale, come per Gesù, per alcuni non c’è posto!”

La Caritas diocesana

DIOCESI – Torna il Natale. Chi non ricorda la poesia di Guido Gozzano, “La notte santa”, imparata a memoria alla scuola elementare?!

– Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca
lentamente le sei.
– Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
– Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe.
Il campanile scocca
lentamente le sette…..

E così continua fino allo scoccare della mezzanotte. Nessuno ha un posto per questa giovane coppia. Fino a quando la campana rintocca le 23.00.

La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
– Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…

Sono passati più di duemila anni e sembra proprio che nulla sia cambiato! Come Betlemme ‘ornata di trofei’, le nostre città si vestono a festa, sulle vetrine lo scintillio delle luci, le agenzie di viaggio propongono settimane bianche o viaggi in terre assolate, le persone pensano di essere più buone perché si scambiano regali …ma c’è ancora gente che rimane ‘al freddo e al gelo’.

E i potenti? Magari in nome della difesa della ‘cristianità’, si prodigano a fare leggi per rendere più sicure e ripulire le città, come se alcune persone fossero ‘rifiuti’!

Anche da noi le istituzioni, impegnate ad affermare la legalità, giustamente qualche settimana fa hanno sgombrato le palazzine vicino al porto, luogo di ‘degrado, bivacco e sporcizia’, ma poi quegli uomini, di carne ed ossa come noi, dove sono andati a dormire? Chi se ne deve occupare?

Come quella lontana notte santa, anche qui arriva l’emergenza freddo… chiaramente solo per alcuni, quelli che, per tanti motivi, sono considerati lo scarto della società  perché da soli non ce la fanno.

In Caritas in questi giorni abbiamo alcune persone che momentaneamente dormono per terra all’ingresso e l’Avvenire titola: “A centinaia in strada, senza dimora. Pure i bimbi. È il “decreto sicurezza”.

Non appartiene agli italiani questa cultura della non accoglienza, ma forse non sappiamo più accogliere perché non ci sentiamo accolti. Eppure l’alternativa vera è nello scegliere ‘delle due, una’: vivere per noi stessi oppure vivere prendendosi cura degli altri, arrendendoci al fatto che la vita è vita comune o non è.

La vicinanza del Natale sia motivo di riflessione e di iniziative solidali per le istituzioni chiamate, non solo a far rispettare doveri, ma anche ad assicurare diritti ad ognuno, primo fra tutti quello a vivere dignitosamente.

Sia occasione per le comunità cristiane, attaccate dal virus dell’individualismo esagerato, per interrogarsi sulla loro disponibilità ad accogliere, senza escludere nessuno, perché tutti figli dello stesso Padre.

Dio è colui che è venuto, che verrà, ma che viene anche nel presente, non tanto nei semplici o monumentali presepi, quanto nella carne, di ogni colore e di ogni fattezza, e bussa alle nostre porte, chiede di essere accolto nelle nostre case e delle nostre parrocchie.

Ha scritto il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio: “ Eccolo, allora, davanti ai nostri occhi il presepe vivente del Natale 2018. Allestito in una fabbrica dell’illegalità costruita a suon di norme e di commi. Campane senza gioia, fatte suonare per persone, e famiglie, alle quali resta per tetto e per letto un misero foglio di carta, che ironicamente e ormai vuotamente le definisce meritevoli di «protezione umanitaria». Ma quelle campane tristi suonano anche per noi. (P.S. Per favore, chi ha votato la “Legge della strada” ci risparmi almeno parole al vento e ai social sullo spirito del Natale, sul presepe e sul nome di Gesù. Prima di nominarlo, Lui, bisogna riconoscerlo).

Che bel Natale sarebbe se di notte nessuno vagasse ancora alla ricerca di  un rifugio di fortuna! Cosa molto difficile tra l’altro nella nostra città che proprie nelle ore più buie e più fredde chiude ogni locale un po’ riscaldato.

Come possiamo in queste feste continuare a banchettare lautamente, lasciando a Lazzaro e al suo cane, solo le briciole?

Come possiamo mettere a tacere il grido silenzioso e pure assordante, di quanti, come Bartimeo, sono lasciati ai bordi della strada?

Come possiamo andare al tempio passando oltre, come i leviti, di fronte a chi sanguinante giace per terra?

E ancora: come vivremo l’Avvento? Come sarà il nostro Natale? Cosa diremo alla sera della vita, al ritorno del Signore, quando conterà solo la concretezza dell’amore?

La Caritas diocesana invita a sensibilizzare le comunità cristiane sulla bellezza e la necessità dell’accoglienza, costruendo ponti con le persone che più sperimentano il disagio, in modo che possa davvero circolare la carità che si fa solidarietà, condivisione, fraternità. Nello stesso tempo dà la propria disponibilità a collaborare con le istituzioni locali che sicuramente stanno già pensando come affrontare l’emergenza freddo.

Domenica 16 dicembre, per l’avvento di fraternità, in tutte le chiese della diocesi, si chiede di raccogliere offerte destinate ai progetti di accoglienza.

Se nelle nostre città e nei nostri paesi, in questo periodo invernale, nessuno dormirà fuori, allora mentre il campanile scoccherà la Mezzanotte santa, potremmo cantare, e non da soli: È nato! Alleluja! Alleluja!

È nato! È nato il Signore!….
È nato nel nostro paese!
La notte, che già fu sì buia,
risplende d’un astro divino.
È nato il sovrano Bambino
È nato! Alleluia! Alleluia!

 

Le offerte raccolte per metà sono destinate alle Caritas parrocchiali e per metà vanno versate alla Caritas Diocesana.

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