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Sorelle Clarisse: “A noi la responsabilità di fare del Vangelo l’unico orizzonte entro cui situare la nostra esistenza”

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

«Io sono l’Alfa e l’Omega, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente».

Io sono: io esisto, ho consistenza, non sono un’idea. Sono reale, concreto, non una dottrina, non un insieme di norme, non una morale. Io sono l’Amante, colui che ti ama continuamente nella libertà e nella totalità.

Io sono l’Alfa e l’Omega, colui che racchiude ogni spazio e ogni tempo, colui che vuole abbracciare tutta la tua vita, ogni vita, dal principio alla fine, colui che desidera farti gustare una vita che sa di eternità, che è eternità.

Io sono colui che è, che era e che viene: non un miraggio effimero, non il sogno di pochi istanti, non colui che è irraggiungibile, che è lontano, che è altro da te. Io sono colui che esiste, che ti viene incontro sempre, colui che non ti fa vacillare, cadere, che vuole essere un punto fermo e di riferimento nella tua vita «per la durata dei giorni», senza esitare e mancare neanche un attimo.

Io sono l’Onnipotente, il Dio delle schiere, il Dio guerriero che, ogni istante, «si riveste di maestà…si cinge di forza» per custodirti e accompagnarti.

Io sono «il testimone fedele» dell’amore del Padre per te, segno tangibile e concreto del desiderio suo e nostro di una relazione stabile, eterna con te.

Io sono «il primogenito dei morti», la certezza di una vita che non muore, la promessa, per te, di una vita per sempre, una promessa già compiuta e realizzata.

Io sono «il sovrano dei re della terra», sono altro rispetto ai re terreni; loro passano, il mio regno, il mio stare dentro di te non avrà mai fine.

…perché, allora, Signore, ti vediamo, davanti a Pilato, prigioniero, smarrito, uno che apparentemente è manipolato, un uomo che non ha libertà, uno il cui destino è necessariamente quello di scomparire? Ma che razza di re sei? Quanto è vero della Parola che, oggi, attraverso la liturgia, ci hai voluto donare?

Sono un re il cui regno «non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

Questa domenica, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, vogliamo proprio chiederci se crediamo ancora in questo Dio che si proclama re, un re però che non cerca potere, gloria, onore, un re che non ha servi, un re che dona vita, che dona luce, che guarda la nostra vita e ogni piccola cosa che vi è nascosta, un Dio che ama, serve, un Dio e re che si mette totalmente nelle nostre mani con tutta la “potente fecondità” che è.

A noi la responsabilità di fare di questo Dio, di questo re, l’unico Signore della nostra storia, di fare del Vangelo l’unico orizzonte entro cui situare la nostra esistenza, i nostri desideri, i nostri sentimenti, la nostra ragione.