SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Per porre delle domande scrivete un’email a nicolarosetti@me.com

Lettore: “Vorrei sapere, gentilmente, da dove nasce e qual è il significato teologico del culto delle reliquie. Inoltre, desidero anche conoscere quali sono i criteri che la Chiesa ha stabilito per verificare se una reliquia è autentica oppure è falsa”.

Il teologo Nicola Rosetti risponde: “Con la parola “reliquia” intendiamo una parte del corpo o un oggetto appartenuti a Cristo, alla Madonna o a un santo. Essa deriva dal verbo latino relinquo che vuol dire “io lascio”. Credo che la domanda sia particolarmente interessante, poiché la nostra sensibilità moderna ci porta ad associare al culto delle reliquie più un atto di superstizione che un’espressione di autentica fede, soprattutto perché nel passato in questo campo non sono mancati abusi, come ad esempio la vendita delle reliquie. Seguendo l’antico adagio latino abusum non tollit usum (=l’abuso non toglie l’uso) dobbiamo correggere ciò che del culto delle reliquie è sbagliato per lasciare il campo a ciò che è genuino ed autentico, al fine di scoprire quanto esso sia benefico per la vita di fede dei cristiani.

Il culto delle reliquie è antichissimo e risale ai primi cristiani. Se pensiamo che già all’alba del cristianesimo la tomba di Pietro fu oggetto di culto da parte delle prime generazioni di cristiani, ci rendiamo conto di quanto possa essere antica questa pratica. E come quello di Pietro, vennero venerati all’inizio il corpo di quanti diedero la vita per Cristo durante le persecuzioni: i martiri.

Ma perché accadde ciò? Per comprenderlo bisogna addentrarsi in una delle tante novità che il cristianesimo ha portato nel panorama della religione e della spiritualità. Fondando il Cristianesimo, Gesù non ha agito come il capo-scuola di una corrente filosofica o l’iniziatore di un partito politico: egli non ha chiesto agli uomini di seguire le sue idee, ma di essere una sola cosa con lui. Non siamo sul piano delle teorie da mettere in pratica, ma di una piena comunione con la sua persona, fino alla totale immedesimazione fra lui e i suoi seguaci. Possiamo leggere di questa dinamica in tanti passi del Nuovo Testamento come quello in cui Gesù invita ad accogliere i suoi discepoli come la sua stessa persona: “Chi accoglie voi accoglie me” (Mt 10,40) oppure quello in cui Cristo si rivela al persecutore Saulo e gli domanda: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”(At 9,4). Si noti che il Signore non dice “Perché perseguiti i miei discepoli”, ma “Perché mi perseguiti”, identificando se stesso con i membri della comunità cristiana.

È sulla base di questa autocoscienza che può nascere il culto delle reliquie: nei santi e nei loro corpi è presente Cristo! Questa nuova visione sconvolge il panorama urbano del mondo antico: se nell’impero romano era assolutamente proibito seppellire i morti all’interno della città dei vivi, con il cristianesimo nascono le prime chiese nelle quali vengono venerati i resti mortali dei santi. Di più: mentre nelle necropoli pagane (costruire all’esterno della città, come già detto) venivano conservate le ceneri dei morti (si era infatti soliti cremare i defunti), i cristiani ci tengono a conservare i corpi dei santi in vista della resurrezione. Si tratta di un rapporto completamente nuovo con la morte, ma anche col corpo e con la materia, che ora viene vista come veicolo di salvezza.

Per quanto riguarda l’autenticità delle reliquie, il discorso è troppo complesso da affrontare. Se in alcuni casi la scienza è in grado di confermare i dati della tradizione, come per esempio è accaduto nel caso del nostro martire Benedetto, più difficile è stabilire l’autenticità, ad esempio, di alcuni frammenti ritenuti pezzi della Croce, poiché, soprattutto nel medioevo, si sono moltiplicate a dismisura le cosiddette “reliquie per contatto”: bastava che un pezzo di legno entrasse in contatto con una reliquia della Croce perché anche questo divenisse a sua volta reliquia della Croce”.

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1 commento

  • giuseppe
    01/11/2018 alle 09:20

    Sembra la battaglia degli iconoclasti contro le immagini sacre: avevano il timore che si venerasse una statua di legno, come fosse un idolo, anziché ciò che rappresentava. Un timore che se non fosse stato superato ci avrebbe privato di immensi tesori artistici. È più superstizioso questo atteggiamento che il venerare un oggetto innocuo che però rappresenta il Mistero. A me non interessa (da un punto di vista di fede, magari dal punto di vista storico si), dicevo, non mi interessa sapere se quel pezzo di legno apparteneva realmente alla Santa Croce. Mi interessa che mi rimanda al simbolo della mia salvezza e mi interessa la Fede con cui le generazioni passate l’hanno impregnato.

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