M. Chiara Biagioni

In un clima di grande commozione e gioia una parrocchia romana – la chiesa di Santa Maria ai Monti – ha accolto domenica scorsa i due vescovi della Cina continentale, mons. Giovanni Battista Yang Xiaoting, vescovo di Yan’ An (Shaanxi), e mons. Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde (Hebei, quest’ultima diocesi appena eretta dal Santo Padre) che per la prima volta nella storia partecipano al Sinodo, in forza del recente accordo provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese.

I vescovi hanno concelebrato la Messa, presieduta dal card. Francesco Coccopalmerio, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i testi legislativi. Era presente anche mons. Leonardo Gomez, vescovo emerito di Chiquinquirà (Colombia), che è a Roma per partecipare alla canonizzazione di Paolo VI e Oscar Romero (14 ottobre).

Dopo una breve omelia del cardinale, mons. Yang ha preso la parola e, ispirandosi alle letture del giorno, ha condiviso, parlando in italiano, una breve ma significativa riflessione. “Come la famiglia costituita da marito e moglie è sempre unita, così è la Chiesa, che è una, santa, cattolica e apostolica. In Italia, in Cina o in altri Paesi, l’amore di Cristo è sempre lo stesso. Papa Francesco, che conosce molto bene la nostra situazione della Chiesa cattolica in Cina, non vuole lasciarci, non vuole separarci dalla Chiesa universale.

Noi aspettiamo sempre che il Santo Padre possa venire in Cina.

Aspettiamo in Cina anche tutti voi, il cardinale, il parroco don Francesco, tutti voi… sempre vi aspettiamo in Cina! Nell’amore di Cristo, nell’amore di Dio, siamo sempre una famiglia, la Chiesa universale è sempre come una famiglia”.

Nella parrocchia romana è attiva da alcuni anni la onlus “TherAsia” che sostiene progetti di solidarietà in Cina e Vietnam e – grazie a questo particolare legame – ha seguito con attenzione il processo di avvicinamento tra la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese. Il vescovo Yang ha ringraziato la comunità parrocchiale per questo interesse. “Anche se siamo in Paesi diversi, anche se nella cultura, nella liturgia e in altre cose c’è una diversità”, ha detto, “la nostra fede, nel Signore, è sempre una. Per questo tutti noi, nell’amore di Dio, nell’amore di Cristo, siamo uniti come una famiglia. Voi avete pregato molto per la Chiesa cinese. Vi ringraziamo per questo, per aver pregato per noi, per aver aiutato la Chiesa in Cina. Anche oggi siamo molto contenti di essere venuti in mezzo a voi, questa è una grande gioia per noi.

Vi ringrazio ancora per la vostra preghiera e per tutto l’amore che avete manifestato per la Chiesa in Cina.

Vi chiedo ancora un aiuto per questa Chiesa in Cina. La nostra Chiesa è come una bambina, non è molto matura, quindi abbiamo bisogno del vostro accompagnamento, del vostro aiuto e della vostra preghiera, sempre nell’amore del Signore. Grazie a tutti!”.

Raggiunto dal Sir, il parroco don Francesco Pesce descrive l’atmosfera vissuta domenica. “Negli anni abbiamo seguito tutto il processo di avvicinamento e domenica ci siamo commossi. Alla fine della messa, la processione si è fermata a pregare all’altare laterale dove sono poste le reliquie del Beato Gabriele Maria Allegra. Poi i due vescovi si sono fermati a salutare al portone della Chiesa i parrocchiani e si sono fermati a cena in canonica. Tutto si è svolto in un clima di profonda fraternità. Ci siamo scambiati dei doni. Un incontro fraterno”.

“Abbiamo sentito che siamo un’unica Chiesa con un unico pastore”.

Dietro l’iniziativa c’è Monica Romano, sinologa e docente incaricato al Centro studi interreligiosi della Pontificia Università Gregoriana. “Appena li ho contattati – racconta – mons. Yang ha accolto subito e con gioia l’invito e durante la Messa erano visibilmente contenti. Sentono molto il desiderio di vicinanza, partecipazione e comunione con la Chiesa universale”. L’Accordo provvisorio firmato dalla Santa Sede e dalla Cina è “di natura pastorale e spirituale”. Cerca cioè di “sanare le ferite profonde che, nel corso degli anni, hanno segnato la storia e mira a ricostituire la piena unità della Chiesa”.

Momenti di comunione come quelli vissuti domenica nella parrocchia romana sono fondamentali. “Sono importanti per i cattolici cinesi – spiega la sinologa – perché rispondono al loro desiderio di vivere momenti di condivisione con la Chiesa universale. Ma sono importanti anche per le altre Chiese nel mondo perché possano conoscere la Chiesa in Cina. È una Chiesa che viene percepita, soprattutto nel mondo occidentale, attraverso messaggi stereotipati, che enfatizzano sempre gli stessi aspetti quando invece tanti cambiamenti nel tempo sono avvenuti. È importante quindi far vedere la bellezza della Chiesa cinese. È una Chiesa vitale, una Chiesa giovane, una Chiesa ricca di doni”.

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