“Siamo riusciti a dare un’immagine vera, non quella del santino”. Così don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di canonizzazione, ieri sera durante la sessione pubblica che ha chiuso la fase diocesana per la beatificazione di Rosario Angelo Livatino, il giudice canicattinese ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990. A dare conferma di quanto affermato dal sacerdote, la presenza di tanta gente che ha gremito, ad Agrigento, la chiesa sant’Alfonso, dove si è tenuta la sessione pubblica. “Grazie al processo, abbiamo avuto la possibilità di approfondire sempre di più la figura e di conoscerlo: lui, infatti – ha detto il postulatore -, non amava parlare di sé e delle sue cose intime pochi sapevano. Per esempio neanche i suoi stessi genitori sapevano di quel suo fermarsi quotidianamente presso la chiesa di san Giuseppe, vicina al Tribunale, per raccogliersi in preghiera”. Affidava a Dio la propria giornata e il difficile compito di giudicare. “Rosario Angelo riesce a coniugare giustizia e carità perché questa è la volontà di Cristo. Da questo – ha aggiunto don Livatino – nasce il suo senso di umiltà, quello che deve avere chi giudica: nel considerare che solo Dio è giudice assoluto e giusto, e che chi hai di fronte non è solo un imputato ma una persona titolare di diritti”. Durante la sessione pubblica è stata data lettura degli atti formali e sono stati apposti i sigilli in ceralacca ai pacchi con la documentazione raccolta, che sarà adesso inviata a Roma, alla Congregazione delle cause dei santi. Si tratta di oltre 4mila pagine prodotte dal Tribunale ecclesiastico che, in sette anni di lavoro, ha raccolto 47 testimonianze, comprese quella di una donna pugliese guarita da leucemia dopo l’apparizione del giudice e quella di uno dei componenti del commando che fece fuoco contro di lui, uccidendolo mentre percorreva la strada tra Canicattì e Agrigento per recarsi al lavoro. Una “santità quotidiana” quella di Rosario Angelo Livatino che affascina e coinvolge. “Chiedono di lui, per conoscerne la biografia e la figura – ha sottolineato il postulatore -, anche dalla Filippine, dall’America Latina, dall’Est del nostro continente e da molto Paesi europei”.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *