Riccardo Benotti

“Dobbiamo dare a tutti gli italiani un grande sogno. La politica si sta impegnando nel fornire risposte ai problemi urgenti, ma verso cosa ci muoviamo? Oggi manca un grande sogno condiviso dal popolo”. Nel giorno in cui si celebra la festa di san Francesco d’Assisi patrono d’Italia, fra Marco Tasca, ministro generale dell’Ordine dei Frati minori conventuali, getta uno sguardo sulla situazione che il Paese sta vivendo.

Eppure se l’Italia non è più capace di sognare, la responsabilità non può essere addebitata soltanto alla politica.
No e mi domando: come cristiani, quale contributo stiamo dando per sognare insieme qualcosa? Non mi sembra ci sia una corsa per stare insieme a immaginare il futuro. Piuttosto, ciascuno coltiva il suo bell’orto senza avvertire l’urgenza di un progetto comune in cui impegnarsi.

È un’Italia stanca?
È un Paese a cui manca una meta verso la quale procedere. Siamo presi dal presente, talvolta sopraffatti, ma la prospettiva qual è? Dobbiamo dare a tutti gli italiani un grande sogno.

Non è un proposito troppo ambizioso?
Francesco ha segnato il tempo in cui è vissuto con il suo stile di vita. Oggi siamo chiamati alla stessa impresa. Organizzare grandi eventi è certamente interessante, ma è con la vita quotidiana che dobbiamo trasmettere uno stile che ci identifichi. Le persone guardano ai fatti, a come si vive piuttosto che a quello che si dice.

È fondamentale la testimonianza.

Dobbiamo vivere in una certa maniera. Francesco ha messo al centro la fraternità: pensiamo oggi che conseguenze avrebbe questa idea. Sentirsi fratelli. Cambierebbe completamente la visione di chi ci sta vicino. E così la minorità, dire al prossimo “Tu sei più importante di me”. Viverlo oggi sarebbe una bomba rivoluzionaria.

Uno dei temi decisivi per il futuro dell’umanità riguarda i cambiamenti climatici. Nessuna nazione può fronteggiarli da sola, eppure sembra che il problema non sia una priorità per i potenti del mondo. Si coglierà l’urgenza prima che sia troppo tardi?
Per san Francesco, l’amore per la natura e la sostenibilità sono legati a una questione di fede. Non è solo la preoccupazione che l’umanità possa scomparire, e anche da questo punto di vista la situazione non lascia sperare nulla di buono. Bisogna recuperare il senso:

perché bisogna essere attenti alla natura, ed esserlo insieme?

Perché è un dono di Dio, non è nostra. Francesco dice “laudato si’”, non dice soltanto che il sole e la luna sono belli.

E come si può fare?
Dobbiamo recuperare la passione per la natura. Se è soltanto una questione economica, nessuno se ne preoccupa. Ognuno pensa a stare bene oggi, siamo tutti occupati dall’oggi e nessuno si preoccupa dei nostri figli. Lasceremo loro un mondo migliore? Non mi sembra che a molti interessi questo aspetto.

La festa di san Francesco è diventata una tradizione vuota?
È un appuntamento sempre molto sentito. Ogni anno una Regione porta l’olio per la lampada della tomba che è sempre accesa. Quest’anno tocca alla Campania e sono oltre 10mila i pellegrini. San Francesco, oltre ad essere patrono d’Italia, è una figura che ancora attira e interessa le persone.

A che punto è, invece, il cammino di “unificazione” della Famiglia francescana?

Ad Assisi abbiamo avuto in questi giorni un incontro di tutta la Famiglia francescana per capire come possiamo offrire la nostra testimonianza. I rapporti tra noi ministri sono ottimi. Stiamo sognando cose in comune. Abbiamo già esperienze che funzionano benissimo: lo studio filosofico in Zambia, la casa in Terra Santa. Abbiamo già esperienze insieme, che ci indicano che questa è la strada.

Sono sicuro che arriveremo a formare un unico primo ordine, è solo questione di tempo.

Dobbiamo mettere insieme le differenze. Storicamente ci sono, ma questo cosa significa? Che bisogna continuare a dividersi? No, dobbiamo mettere insieme le sofferenze. E questa è la sfida anche livello politico e sociale.

Lei è il 119° successore di san Francesco e il custode della basilica in cui riposano le sue spoglie…

Evito di pensarci, perché se rifletto sul fatto che io sia il successore di san Francesco penso “Povero lui…”. Sono sereno perché non ho voluto questo servizio, mi è stato chiesto e lo faccio. Ciò mi dà la libertà interiore per andare avanti.

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